Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/225

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TARAS BUL'BA


— Non si può, signoria, non si può, come è vero Dio! In tutta la Polonia oggi la gente è affamata come i cani. Verranno a rubare il pesce, e scopriranno vossignoria.

— Conducimi magari al diavolo, ma conducimi!

— Sentite, sentite, signoria! — disse il giudeo, rimboccandosi le maniche e accostandosi a lui con le braccia tese. — Ecco quello che faremo. Adesso costruiscono da ogni parte fortezze e castelli; dalla Germania sono venuti ingegneri francesi, e per le strade si trasportano molti mattoni e pietre. Vossignoria si stenda sul fondo del carro, ed io vi metterò sopra dei mattoni. Vossignoria è sano e forte all’aspetto; e per questo non gli farà niente, se sentirà un po’ di peso; e io farò di sotto al carro una piccola buca per dar da mangiare a vossignoria.

— Fa’ pure come vuoi; basta che tu mi conduca.

E un’ora dopo il carro coi mattoni partiva da Uman, tirato da due ronzini. Sopra uno di essi sedeva Jankelj, alto e diritto, e i suoi lunghi riccioli pendenti dalle tempie svolazzavano di sotto alla berretta giudaica, a seconda che egli sobbalzava sul cavallo: sedeva diritto e lungo come una colonna miliare posta sulla strada.


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