Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/42

Da Wikisource.

GOGOL

promotore e condottiero di qualche banda; ma molto piú spesso vagava solitario in qualche remoto vicolo di Kiev, di quei vicoli sommersi tra giardini di ciliegi, tra casette basse che guardano civettuole sulla via. Qualche volta si spingeva anche nella strada degli aristocratici, in quella ch’è oggi la vecchia Kiev, dove abitavano i nobili russi e polacchi, e dove le case erano costruite con una certa capricciosità.

Un giorno, mentre egli andava distratto, per poco non gli andò addosso il calesse di un certo signore polacco, e il cocchiere che sedeva in cassetta coi suoi formidabili baffi, gli diede un ben aggiustato colpo di frusta. Il giovine collegiale montò in collera: con un ardimento insensato egli afferrò con la sua mano gagliarda una delle ruote di dietro, e fece fermare il calesse. Ma il cocchiere, per paura di una rappresaglia, frustò i cavalli; questi tirarono... e Andrea che per sua buona fortuna s’era affrettato a staccare la mano, stramazzò a terra, addirittura con la faccia nel fango. La piú sonora e armoniosa risata risuonò sopra di lui. Levando lo sguardo, egli vide affacciata a una finestra una ragazza, bella come finora da quando era al mondo non ne aveva ancora veduta nessuna: dagli occhi neri, dalle carni bianche come la neve illuminata dal sole rosseggiante sul mattino. Ella


40