Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/48

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GOGOL

far l’ufficio di piatti. Non mangiarono altro che pane con lardo, o korgi 1, bevvero soltanto un bicchierino per uno, tanto per ristoro, perché Taras Bul’ ba non permetteva mai di sbevazzare durante il viaggio, e continuarono il loro cammino fino alla sera. A sera tutta la steppa mutò aspetto interamente: tutta la sua variopinta estensione fu avvolta negli ultimi chiari bagliori del sole, e si oscurò gradatamente, tanto che si poteva vedere come l’ombra correva su di essa, e tutta si colorò di verde cupo. I vapori si levavano piú fitti; ogni fiorellino, ogni filo d’erba emanava ambra, e tutta la steppa fumava di profumi. Nel cielo, azzurro oscuro, pareva che con un pennello gigantesco fossero state tirate giú delle larghe strisce d’oro con riflessi di rosa; qua e là biancheggiavano frange di nuvole leggiere e trasparenti; e un venticello molto fresco, traditore come le onde del mare, ondeggiava appena sulle cime dell’erba, e leggermente sfiorava le guance. Tutta la musica che s’era sentita suonare durante il giorno, ora taceva e veniva sostituita da un’altra. I ghiri variopinti sbucavano dai loro nascondigli, si piantavano sulle zampe posteriori e riempivano


  1. Nome ucraino di una sorta di focaccia secca di farina di frumento, spesso impastata col lardo.

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