Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/49

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TARAS BUL'BA

la steppa col loro fischio. Il grisolío dei grilli si cominciava a sentire piú forte. Di tanto in tanto si udiva da qualche laghetto solitario il grido del cigno, che si ripercuoteva nell’aria come un filo d’argento.

I viandanti, fermatisi in mezzo alla campagna, si scelsero un posto ove dormire, accesero il fuoco, vi collocarono sopra una caldaia e vi fecero cuocere il loro kulisc1; il vapore si sprigionava e obliquamente si alzava nell’aria.

Fatta la cena, i cosacchi si misero a dormire, lasciando tra l’erba i loro cavalli impastoiati. Si sdraiarono sulle loro svitke. Le stelle della notte miravano direttamente sopra di loro. Ai loro orecchi giungevano le voci di un mondo innumerevole d’insetti che riempivano l’erba: tutto il loro grisolare, fischiare, dirugginare, tutto questo si ripercuoteva sonoramente nel cuore della notte, s’affinava nell’aria fresca e cullava l’udito mezzo addormentato. Se qualcuno di loro si fosse alzato e fosse rimasto in piedi un momento, egli avrebbe veduto la steppa tutta seminata delle luminose scintille delle lucciole che si accendevano. Talora il cielo notturno in varie parti era rischiarato da un lontano fulgore rossastro, da un incendio di canne secche nei pra-


  1. Specie di polenta di farina di granturco.

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