Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/98

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GOGOL

dono al suolo i cavalli; ed egli si lascia andare come ubbriaco tra il fischiare delle palle e il luccicare delle spade e aggiusta colpi a tutti e non sente i colpi che riceve. Piú d’una volta il padre ammirò anche Andrea, vedendo come, spinto soltanto da un impeto violento, egli si gettava in qualche impresa a cui mai e poi mai si sarebbe arrischiato un uomo riflessivo e di sangue freddo, e col suo solo slancio furioso compiva tali prodigi quali non avrebbero immaginato i veterani delle battaglie. Ammirava il vecchio Taras e diceva:

— Anche questo è bravo — non si lascerebbe prendere dal nemico! — è un bravo combattente! Non è Ostap, ma è un bravo combattente.

L’esercito stabilí di andare direttamente sulla città di Dubno, dove, correva la voce, si trovavano molti tesori e molti abitanti ricchi. La marcia fu compiuta in una giornata e mezzo, e i Saporogini apparvero innanzi a quella città. Gli abitanti deliberarono di difendersi fino all’estremo delle loro forze e dei loro mezzi, e piuttosto morire per le piazze e per le vie innanzi alle proprie soglie, che lasciar entrare il nemico nelle case. Un alto terrapieno circondava la città; dove esso era piú basso, era stato innalzato un muro di pietra o una casa che ma-


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