Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXV.djvu/441

Da Wikisource.

LA BELLA GIORGIANA 437
Con quanti armati pon bastare all’uopo

Di rispignere i vostri. Ei colà aspetta
Udir come all’offerta il Re sia grato,
Per esser presto a ragionar di pace,
O vender cara la sua vita almeno.
Confido in tua virtù, temer non posso
Da’ tuoi detti un inganno, e in ogni evento
Sappi che il mio signor, più ch’altri crede,
Ha coraggio, ha fortezza, e ha genti armate.
Segui, s’è ver che in suo favor parlasti,
Segui l’opera degna, e ti assicura
Di mercé generosa al tuo consiglio.
Abchar. Va dal principe tuo. Di’ lui che speri
Calmato il Re da’ miei consigli, o oppresso
Dal mio poter, se a mal voler s’ostini.
Vachtangel. E partire dovrò, senza ch’io possa
I begli occhi mirar?...
Abchar.   Non trattenerti,
Se ti cal di salvarla.
Vachtangel.   Oh Dei! rammenta
Che il Ciel vendicator...
Abchar.   L’indegno torto
Non mi far di temer. Non è discorde
Dal mio labbro il mio core.
Vachtangel.   Ah! sì, fidarmi
Vo’ nella tua virtù. Ma allor ch’io torni,
Mi sarà dalle guardie aperto il varco?
Abchar. Venir potrai, quando t’aggrada: io stesso
Darò l’ordin per te. Fa che il tuo nome
A me ignoto non sia.
Vachtangel.   Vachtangel sono,
Non oscuro guerrier. Secondi il Cielo
La tua pietade e i voti miei. Se mai
Tamar di me chiedesse, ah! dille almeno
Ch’io le son fido, e che per essa io parto. (parte