Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/107

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8o r articolo; ma in tal caso^ come mostra l'applicazione del r articolo, chi parla iatenderebbe ad esprimere cod- froQto di casa con casa. Nel secondo esempio, io non di- rei stillata bes^anda^ perchè T azione di stilkure dee se- guire il far delia bevanda, e qaindi V idea che contie- ne r aggettivo stillata dee essere posteriore a quella della bevanda; in modo che quella parola stillata^ nel leggere della proposizione, resta fra due pause. Col porre Tag- gettivo sciocche in capo della terza proposizione, si dà alta espressione il massimo grado di forza, perchè noi Italiaoii quando slam mossi da alcuna passione, facciam sentire pri- mieramente quella parola che più ci preme a dire, avanti che la proposizione si sia formata nella mente; sì che forza è che esca quasi senz* ordine il parlare, come ben si scorge nello^ndamento del terzo esempio; il quale, se il dire non fosse passionato, si esprimerebbe così, queste sono lamen- tanze sciocche ecc. L'aggettivo romano del 4* esempio non terrebbe né accrescerebbe all'espressione quando fosse mes- so dopo il nome, potendosi pronunciare sopra di essola en- fasi tanto prima quanto dopo; e dipende molto da chi parla o legge il dar più forza all'aggettivo che al nome, o vice- versa, come nel presente caso. Nel quinto esempio se si pa< nesse il qualificante povera dopo femminetta, muterebbe il senso; perciò che si verrebbe a mettere la persona in con- fronto con l'altre di ricca o di miglior condizione; il che mostra che l'aggettivo in italiano ha generalmente maggior virlilÉ quando sta dopo il nome, che quando sta avanti; sal- vo il caso, del terzo esempio, del metterlo in principio del- la frase. Le parole erbucce odorose e città antichissima del sesto e del settimo mostran similmente che, quando si vuoi