Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/354

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3ay È segno di dolore e di preghiera, j^hii mercè per Dio! non wler dis^enir micidiale di chi mai non ti offese. B. AHl LAS SDÌ ABiME^ Queste due congiunzioni possono esprimere dolore e raccapriccio* Lasso cioè stanco del patirei corrisponde a vfUsero. Ahi! lassa me! che assai chiaro conosco quanto io ti sia poco cara! B. cioè, io dico me lassa, perchè ecc. Ahimè! che piaghe ndi ne* lor membri recenti e i^ecchie! D«cioè, ahi! io chiamo me misero, perchè ecc. Ahimè! £sse la donna% tu hai dunque patito disagio di denati? B. Ahi! io dico me dolente. DEffì È questo grido di preghiera: Deh f qual è la cagione del vostro dolore? deh I ditemelo^ anima mia. B. È segno di maraviglia: Dehl perchè non prendo io del piacere quando io ne posso ai^ere? B. Dinota anche grido di collera.Z>eA! pon mente come la spiritata guarda altrui a traverso^ e come ella strabuzza quegli occhi di struzzolo! 6. Deh può esser grido di maraviglia: Deh andate^ an^ datei oh! fanno gli uomini sì fatte cose? B* DOffì È grido di sorpresa e di sdegno. Doh! fUrfantaccio, boia; se io t usassi saputo I Crusca* È grido d* ironica maraviglia. Doh! signore Iddio ^ se tu hai fatta nostra donna la volontà^ e noi l’abbiamo a ubbidire! Crusca. e o EMÌ È voce di dolore: E! quanto a dir qual era è cosa dura questa selva selvaggia ed aspra e forteì D.