Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/421

Da Wikisource.

394 clw ella era rubata e tenuta^ ma piti elegante è l^espressione sedendola rubare e tenere^ per la ragione che T infinito mostra ridea, nel verbo contenuta, in atto; e il participioU rappresenta finita. Così, nel sesto e nel settimo esempio, udendo lui dolersi e accusare^ spedendo il suo signore assitlire è più elegante che udendo ch’egli si doleva e accusai sedendo che il suo signore era assalito; ed è da imitarsi. Diogene^ veduta quella attentissima adunanza^ e indovinandogli il cuore che troverebbe quivi che mordere^ pero CBE colui (uno astrologo) dover essere qualche solenne prt’stigiatore ecc. Bart» Se il Bartoli avesse lasciato quella congiunsione pm che^ e messa una semplice e, avrebbe fatto una giusta costruzione, secondo il modo qui esposto* Direi talvolta cbe alle stampe si dovessero attribuire questi suoi errori, se non conoscessi dove egli suol peccare.! • Perchè nonpruovo io ciò cKeUa sa fare ^ poi dici senza noia di me^ in picciol tempo guerirmì? B«: i. Meuccio oisSE Di rAnio volentieri* B. 3. La madre adiraia^ non OBL non rozBR egli andar a Parigi f ma del suo inmmoramente. B. I tre infiniti notati in questi esempj formano locuzioni pellegrine e varie, le quali io espongo per l’imitazione^ D^ice guerirmi; disse di farlo; adirata del non voler^ staono in luogo di dice che mi guerirà; disse clw il farebbe; adirata perc/iè egli non voleva.! • Così^PER NON AyER viu nè forame^ Dal princifHO^ del fuoco ^ in suo linguaggio Si convertivan le parole gròmeè D. 2. Bruno^ per non poter tener le risa^ s*era fa^ gitom B*