Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, II.djvu/173

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La coda nella C facea l’uffizio
     Della sillaba cor, e quei due segni
     Sul capo al T dell’altra erano indizio.
E così già quei pellegrini ingegni
     Scrissero abbrevïando e c’intricaro
     Forse ancor qualche enimma in quei disegni;
Perchè ponendo queste lettre a paro
     Segnate con la coda e con le orecchie
     La Corte avea la forma di Somaro."

E forse seppe il senso arcano di questa cifra quell’altro poeta che arguto e breve cantò:

«Chi disse Corte misurò le teste

Nè mi mancò l’onore delle statue; me le dedicarono gli Ambraciotti liberati per virtù mia dalle insidie dei Molossi246. Me l’eressero in Grecia anche i Naupliani, e la ragione paleserò più tardi247, e in Roma niente meno che Augusto ottimo massimo come il papa adesso; ed anco di questo discorrerò a suo tempo. Comecchè non ci fosse pericolo che l’adulazione, la servilità o la ignoranza mi votassero statue, tuttavolta memore che mentre la repubblica romana serbava fiore di verde, Publio Cornelio Scipione e Marco Popilio censori, furono come segno di matta ambizione remosse dal foro; e Catone censore stette tanto all’erta affinchè le persone meritevoli davvero le ottenessero, che appena l’ebbe Cornelia madre dei Gracchi e figlia degli Scipioni; ricordando