Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, II.djvu/193

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l’Elefante buon diavolaccio nato proprio per vivere alla carlona: or bè; nel regno che già fu di Siam, non ci fa rimedio, ci dovè essere carnefice, e sotto pena di vita ebbe a ballare la frullana sopra le costole dei condannati all’ultimo supplizio. Badava il poveretto a far pianino, ma sì in meno che non si recita un paternostro gliele aveva trite come pepe. In Persia il truce ministero commisero ai Cani per naturale istinto amici dell’uomo283. Ma via, cotesta gente barbara e pagana io metto da parte, però non freno l’ira quante volte penso che già Spagnuoli, per testimonianza di Oviedo, pupilla un giorno degli occhi di santa madre Chiesa cattolica, educarono i Cani nel mestiero del boia284. Umane colpe sono queste, non mie; e se nella corsa scapigliata degli uomini pel pantano delle loro passioni qualche schizzo di fango m’impillaccherò la pelle, non per questo vien meno la chiarezza del mio sangue. La dignità di Asino mi contende aggiungere parola per isdebitarmi dalla calunnia285.

Per patria io ebbi il mondo intero: talora mi piacque sostare in una città o provincia e parve le preferissi, ma poi levati di repente i tabernacoli, mi condussi altrove, sicchè il sole ed io ci potemmo vantare avere visitato tutta la terra nei suoi angoli più riposti. Tacciano pertanto le importune, iattanze degli Arcadi, dei Reatini286, dei