Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/71

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coli in poi: raunasse i popoli di stirpe latina intorno la Francia e ne componesse quasi un fascio da littore; minaccia di verghe e di decapitazione al barbaro che più che di passo alle contrade natie non tornasse o quinci molesto irrompesse: divina opera restituire la Patria della gente quirita: vanto immortale affrancare la Terra, che alitando dal cuore oppresso accese la favilla dell’intelletto di Dante, di Galileo, di Macchiavello. Ora quando dopo di avere in cotesta sentenza favellato gli Italiani attendevano parole gravi e degne dell’argomento, costui prendendo un bocciuolo di canna rispose bolle di sapone, una delle quali rompendosi lasciò cadere sul nome di Niccolò Macchiavello una stilla di acqua sordida, imperciocchè, quasi per modo di rabbuffo, avvertiva gl’Italiani a vergognarsi di contare fra le loro glorie il Macchiavello.

Niccolò Macchiavello non ha faccia di Sfinge; preciso come un triangolo, esatto come un problema geometrico, non fa bisogno di altro che di retto intendimento per penetrare i suoi consigli. Lui compresero tutti gli ingegni gagliardi da Francesco Bacone fino al moderno Gotifredo Gervino, ma non fu pane pei denti di Lamartine. Io so che molti già esposero quello che sto per dire, ed io pure altrove ne favellai, ma l’esperienza mi fece scorto che l’errore vinto iu tutto dalla verità, la vince in que-