Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/142

Da Wikisource.
136

dottor riverito, invece di farmi dei sogghigni, per darmi ad intendere che è del mio parere, perchè non sostiene le mie ragioni colla sua buona tabella, per aiutarmi a far entrare la ragione in capo a questo signore?”

“Io....” rispose confusetto il dottore: “io godo di questa dotta disputa; e ringrazio il bell’accidente che ha dato occasione ad una guerra d’ingegni così graziosa. E poi, a me non compete di dar sentenza: sua signoria illustrissima ha già delegato un giudice.... qui il padre....

“È vero;” disse don Rodrigo: “ma come volete che il giudice parli, quando i litiganti non vogliono tacere?”

“Ammutolisco,” disse il conte Attilio. Il podestà fece pur cenno che tacerebbe.

“Ah finalmente! A lei, padre,” disse don Rodrigo con una serietà mezzo beffarda.

“Ho già fatte le mie scuse col dire che non me ne intendo,” rispose fra Cristoforo rendendo il bicchiere ad un servo.

“Scuse magre:” gridarono i due cugini: “vogliamo la sentenza.”

“Quand’è così,” riprese il frate, “il mio debole parere sarebbe che non vi fossero nè sfide, nè portatori, nè bastonate.”

I commensali si guardarono l’un l’altro maravigliati.