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254 Matteo Bandello

     Che di riposo scopre il vero porto.
     Ond’io, ch’accese porto
     30Vostre dolci faville in mezzo l’alma,
     Con così cara salma
     Vommene lieto, e d’alto desir vago,
     Nè più di basse voglie il cor appago.
Veggio, begli occhi, che temprate in modo
     35Il fuoco, ond’io m’incendo,
     Che d’eterno gioir mi fate erede.
     E sì m’acqueto, e dolcemente godo,
     Che chiaro pur comprendo,
     Che questa gioia, ogn’altra gioia eccede.
     40E tengo ferma fede,
     Che s’io son vivo in tant’affanni e pene
     Da Voi non d’altro viene;
     Che da’ bei vostri raggi, e lor aita
     Nasce il vigor, che mi nodrisce in vita.
45Vile era, anzi pur morto prima ch’io
     Del vostr’altiero sguardo,
     Luci serene, avessi ancor contezza.
     Ma com’il vago lume m’infollìo
     Col fuoco, ove sempre ardo,
     50Ratto conobbi allor la mia bassezza;
     Ed ebbi per certezza,
     Che chi per Voi sospira, al vostro fuoco
     Come s’infiamma un poco,
     Si cangia tutto, e tutto si trasforma
     55E nova prende qualitate, e forma.
Lasso! se l’ombra poi pel fragil velo,
     Ond’io vo’ basso e grave,
     In me di Voi la luce non ombrasse,
     Amante mai non visse sotto ’l cielo
     60Vita dolce e soave,