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Il Canzoniere 255

     Ch’al mio piacer di dietro non restasse.
     Ma le mie forze casse
     Di virtute al gentil vostro gran carco
     Fan che nel dir son parco,
     65Per ciò che cosa Voi divina e santa,
     Ed io vile e mortal di terra pianta.
Pur ciò ch’io scorgo, e spesso in carte spiego,
     Così m’acqueta il core,
     Ch’altro non bramo, tanto mi diletta,
     70Nè mai dal mio voler punto mi piego,
     Che ’l vostro gran favore
     Ogni dolcezza, ed ogni pace alletta.
     Nè credo che perfetta
     In terra senza Voi più cosa viva,
     75Perchè da Voi deriva
     Tutto quel ben, che qui s’agogna e cerca,
     Che vostra grazia, non tesoro merca.
Già l’ho ben detto, Amor, che la mia lingua
     Non è bastante, e forte
     80De’ begli occhi scoprir la gran virtute.
     E se talor avvien, che ’n me distingua
     La lor beata sorte,
     Onde dipende sol la mia salute,
     l’veggio allor che mute
     85Sarìan le lingue dotte, ed ispedite.
     Perch’ a’ begli occhi unite
     Son tante grazie, e parti sì divine,
     Ch’umano ingegno non vi scorge il fine.
Tu viverai con l’altre,
     90Povra Canzon, tra queste canne e rive
     Delle bell’acque vive.
     Ed io col fuoco di bei raggi ardenti
     Starò per far i giorni miei contenti.