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D I T I R A M B O. 17

Corso il fine a veder di quell’imbroglio
Era intanco colà tutto il Convoglio.
     Ma perchè di svelare altrui disdetto
E quaggiù degli Dei gli arcani e l’opre,
Ecco mosso da Giove un nuvoletto
Scorrer fendendo l’aere si scopre,
Che spinto da soave zefiretto,
I segreti del talamo ricuopre.
Resta immobil la turba all’improvviso
Caso, e guatansi l’uno all’altro in viso.
     Le Baccanti però co’ sistri in mano,
Colle nacchere i Fauni ivi d’intorno
Variallegro romor fecero e strano,
Che di giubilo empiè tutto il contorno:
I scaltri satirelli a mano a mano
Gittavano le noci; e a piè d’un orno
Messo al pasco Sileno il Somarello,
Fra ’l nuvol ruzzolar fece il crivello.
     A sinistra s’udìo frattanto il tuono
Romoreggiare in Ciel placidamente,
Onde a’ Fallici salti, al canto, al suono
Tosto lieta si diè tutta la gente,
Fausto di quelle nozze augurio e buono,
Che feo l’opra sortir felicemente;
Perchè a Bacco un fanciul vezzoso e bello
Diede poi Calidonia, ed io fui quello.
     Quell’io fui, che di Bacco ebbe la bionda
Calidonia, e nodrire il genitore