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volta egli stesso poi darà — a quanti ne lo richiedano — le necessarie ed opportune dilucidazioni. In queste parabole espone la storia, lo sviluppo ed il carattere della sua Chiesa: in questa poi ci parla degli ostacoli esterni alla nostra buona volontà contro cui è necessario difendersi e salvaguardarsi. Così appare dalla prima lettura del brano di S. Matteo. Si vede l’opera buona del buon padrone; la cura e la scieltezza del seme, lo zelo intempestivo dei servi innanzi al crescere della zizzania, la tolleranza e la pazienza dell’agricoltore, infine la giusta separazione del buon grado dal olio, la destinazione dell’uno al granaio, dell’altro al fuoco. Parmi ben descritta l’azione di Dio nello spirito umano, e nella società religiosa, la Chiesa Santa, Dio nella sua Chiesa non ha sparso la cattiva sentente: desiderava tutto il buon frutto: allo scopo di ritornare gli uomini a penitenza il figlio di Dio didivenne Figlio dell’Uomo affinché per la fraternità con lui tutti divenissero figli di Dio, ma... l’uomo nemico rovinò seininando zizzania. **•

In una prima affrettata lettura noi possiamo in buona fede attribuire il digastro della zizzania. alla mancanza di veglia da parte degli agricoltori. Se non avessero dormito-. se avessero vegliato alla difesa della buona semente... Infatti la cosa pare così, e ci è facile attribuire e spiegare il fatto dell’esltenza del lolio sociale e spirituale nell’anima nostra e ryella società ad una mancanza di veglia da parte dei mistici cultori o direttori di questa società religiosa. Se ci facciamo a ragionare la cosa non è Così. Un agricoltore quando ha arato il suo campo e lo ha coltivato, non è necessario vegli continuamente alla difesa. Così — per vero — si usa ovunque, clAè troppo giusto è un riposo dopo sì grave fatica. La circostanza notata dal Vangelo dice non la colpa in chi legittimamente riposava, ma nota più l’oltraggio vile del nemico. Se possono darsi gravi danni dalla mancanza di vigilanza da parte di chi ’ha responsabilità, non tutto deve spiegarsi con questa forma esclusiva. — No: questa è l’opera non solo degli eretici, non solo dei peccatori, ma ancora di ne imiquelli che — freddi, rilassati, incl1fferenti tano la vita,.le abitudini: quanti frequentano i malvagi, per il che, a loro sottomettendosi, questi indegni figli di Dio — al pari del lolio e della zizzania — diventano in seguito i figli del peccato e di Satana.

Che si può adunque dai buoni contro di questi che inquinano, infestano il campo e la vigna del Signore? Estirparli?... Non è così facile, come lo dimostra il buon padrone. Come s’intrecciano e s’uniscono nelle loro radici il lolio ed il buon frumento, così i cattivi fanno vita comune coi buoni e gli,eletti, e per salvare un solo eletto è necessaria la tolleranza della loro cattiveria. Vivano — Dio vuole non la loro morte, ma che si convertano e vivano — ma, continuo monito, continua condanna alla loro vita disordinata sia la vita del giusto. Vivano coi giusti, e le vergogne loro ci mostrino la causa di queste spaventose cadute... vivano perché il buono si difenda e veda dove avrebbe potuto precipitare. Viv.ano e servano a perfezionare e fortificare la virtù dei giusti, che nella lotta s’irrobustisce e migliora.

E perchè se di tanta pazienza da Dio un così grande esempio, noi saremmo così intolleranti verso i peccatori? Perchè non avrebbero questi diritto alla nostra pietà? Perché dovremmo sfuggire l’efficacia della preghiera, l’esempio della buona vita, la forza della virtù? Non sarebbe la luce che cede all’ombra? Non furono le preghiere, le lagrime, il martirio di S. Stefano e di S: Monica che diedero alla Chiesa S. Agostino e S. Paolo? Che ci avrebbe fatto uno zelo intempestivo? Non valeva S. Paolo il martirio del giovane levita? B. R


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LA CRITICA DELLA CRITICA

La vita e il libro Quello solo -- - scriveva il De Sanctis — è vivo nella letteratura che è vivo nella coscienza. E più chiaramente: a la poesia è voce del mondo interiore, chè non è poesia dove non’è coscienza, la fede in un mondo religioso, politico, morale, sociale. Perciò base del poeta è l’uomo». Così le sapient: parole rammemora e trascrive a suggello dell’ultimo volume dei suoi scritti’critici G.

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