Pagina:Il buon cuore - Anno XIII, n. 30 - 15 agosto 1914.pdf/5

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cinquemila, dal grande industriale che versò cinquecento lire, al modesto operaio che si privò di una lira per darla al confratello costretto ad emigrare. Fu un solenne plebiscito d’amore, d’onore e di carità. Purtroppo, però, la sua Messa d’oro, festeggiata da tutti e portata alle stelle con prosa alata del Pascoli e di altri insigni scrittori, venne funestata dall’annuncio della morte fulminea dell’illustre vescovo Scalabrini. Fu un colpo terribile per il cuore di mons. Bonomelli, il quale, in quel giorno in cui tutti avrebbero voluto inneggiare alla sua grandezza spirituale ed alla sua carità illuminata, non ebbe che espressioni di dolore, espressioni che venivano dagli occhi e dal gesto di un uomo desolato, più che dal labbro del vescovo che aveva perduto il prezioso, fedele, amato confratello. Trascorsi alcun: mos, nella melanconica ombra ai una preziosa amicizia tramontata, mons. Bonomelli si riscosse e pensò all’Ospizio di Domodossola per i suoi emigrati. Ci par ancora di rivederlo colà il giorno della inaugurazione della casa eretta colle offerte della Messa d’oio, e ci par ancora di udirlo leggere il discorso inaugurale dinanzi a S. M. la Regina Madre e ad illustri rappresentanze• dell’Italia e dell’estero. L’ultima sua pubblicazione uscì nell’autunno del 1913: un volumed i 400 pagine, intitolato Peregrinazioni estive e quasi tutto informato alle visite compiute tra i suoi emigrati nei più grandi centri di lavoro all’estero. Aveva predisposto recentemente anche un volumetto di Profili di uomini illustri (Fogazzaro, Tancredi Canonica, Revel, ecc.); ma un sentimento •di delicatezza lo induceva più tardi, benchè a malincuore, a non dare diffusione al lavoro che conteneva importanti corrispondenze. Col generale Revue, fu sempre in intimità grande, tanto che ogni anno soleva passare qualche giorno nella villa sulla sponda del Lario verso Cernobbio, dove il glo.: rioso soldato novantenne trascorse i suoi ultimi anni. Appunto in quella villa Mons. Bonomelli, or non è molto, pensava di passare ia sua convalescenza. Ma i medici consigliarono a ragione l’aria nativa di Nigoline, dove parve infatti nei primi giorni che l’amato Vescovo riacquistasse le perdute energie.. Chi lo vide a Nigoline, nella splendida villa Jen nobile famiglia Torri, non potè a meno di richiamare altri giorni di trepidanza: quelli trascors da;nans. Bonomelli nel 1899 a Sovico nella magnifica villa della contessa Martini, per rimettersi da quella medesima malattia che ora daveva trarlo al sepolm o. L’illustre vescovo ha così potuto passare i suoi ultimi giorni coi migliori conforti, poc) lontano dalla casetta nativa, in vista delle sue colline, dei suoi campi e anche del cimitero, dove già riposavano i suoi genitori con altri cari perduti. «Presto -- egli diceva sarò io pure tra quei morti». Al medico che lo assisteva e che notava la sonnolenza, l’assopimento dell’infermo, esprimendo per conforto la speranza che si trattasse di un segno di, convalescenza, mons. Bonomelli non mancava di cosi ribattere sorridendo mestamente: «Segno di partenza».

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Tutte le più alte personalità si sono interessate costantemente alle fasi alterne della crisi finita colla scomparsa del gran Vescovo, e dal Vaticano e dal Quirinale, da illustrazioni della scienza •e dell’esercito, da laici ed ecclesiastici distintissimi, fu in questi giorni una continua manifestazione di affettuosa trepidanza. S. S. Pio X fece scrivere ripetutamente per essere informato delle dolorose fasi della malattia di mons. Bonomelli, per il quale ha pregato e prega assiduamente benedicendo. Il venerato Presule ha avuto anche il conforto di veder realizzato uno dei suoi sogni: la costituzione in ente morale della sua Opera di Assistenza degli operai emigrati. Certo ora quest’Opera ha messo salde e profonde radici e continuerà ad estendere i suoi grandi benefici; ma la scomparsa del suo venerato Fondatore sarà sempre rimpianta come quella di una individualità che non si potrà mai sostituire. La vita di mons. Bonomelli fu amareggiata da nemici che non accordano mai tregua... Noi però non ci soffermeremo su punti dolorosi, per evitare che il suo animo mite ci rimproveri una mancanza di quella carità che è imposta dal momento supremo. Ci basti il constatare che la sua dipartita è sinceramente rimpianta dal Capo della Chiesa cattolica, come dall’infimo sacerdote sincero; nella Reggia, come nel misero abituro del contadino. In Italia ed all’estero, il nome di mons. Bonorrielli suona altissimo e purissimo. Che mai dovremmo aggiungere? Egli è spirato il 3 agosto alle 14.20, alla vigilia della immane conflagrazione europea, da lui tanto temuta e deprecata. La sua figura paterna è scomparsa dalla faccia della terra, ma rimangono le sue opere: rimane sopratutto la sua Opera di Assistenza agli operai emigrati, e finchè sarà vivo nell’anima umana il sentimento della gratitudine, il nome di mons. Bonomelli sarà benedetto da tutti i nostri lavoratori costretti ad allontanarsi dal paese nativo. Angelo Maria Cornelio.


Religione

Domenica 10a dopo Pentecoste

Testo del Vangelo.

In quel tempo uno della turba disse a Gesù: Maestro, ordina a mio fratello che mi dia la mia parte deil’eredità. Ma Gesù gli rispose: O uomo, chi ha costituito me giudice e arbitro tra voi: E disse loro: Guardatevi attentamente da ogni avarizia; imperocchè non sta la vita d’alcuno nella ridondanza dei beni che possiede. E disse una s’militudine: Un uomo ricco ebbe una abbondante raccolta nelle sue tenute; e andava discorrendo