Pagina:Il buon cuore - Anno XIII, n. 30 - 15 agosto 1914.pdf/6

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dentro di sè: Che farò ora che non ho dove ritirare la mia raccolta? E disse: Farò così: Demolirò i miei granai, e ne fabbricherò dei più grandi; e vi radunerò tutti i miei beni, e dirò all’anima mia: O anima, tu hai messo da parte dei beni per moltissimi anni. Stolto, in questa notte è ridomandata a te l’anima tua; e quello che hai meso da parte, li chi sarà? Così avviene di chi tesoreggia per se stesso e non è ricco per Iddio. S. LUCA, cap.

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Pensieri. Abbiamo nell’odierno Vangelo la storia di un uomo ricco di terreni. Naturalmente i terreni possono rendere, fruttare sì •e no, poichè sono soggetti alle peripezie delle stagioni. Sicchè pér sè, uno può essere ricco di terreni e morire di fame. Ma il nostro ricco ebbe raccolti straordinari e divenne veramente ricco. Non era più necessario che si preoccupasse dell’avvenire; ormai anche se i terreni non gli rendevano più niente, egli è tranquillo, non ha più veruna preoccupazione per l’avvenire. Basti che raccolga e metta al sicuro quello che ha. Che gli importa mai più del caldo, del freddo, ’ella grandine, della siccità? Per molti e molti anni egli ha di che vivere: mangiare, bere, divertirsi, ecc. A un uomo ricco fruttava bene la campagna; e andava ragionando fra sè: come farò che non ho dove riporre la mia raccolta? E disse: farò così: demolirò i miei granai, e ne fabbricherò di più vasti e ci metterò tutti i miei prodotti; e dirò all’anima mia: riposati e godi. • Il ricco dunque fa un calcolo? Non ho più motivo di preoccuparmi per l’avvenire. Ma che cosa accade? Che il ricco muore improvvisamente. Ma Dio gli disse: insensato! stanotte ti si richiederà l’anima tua, e quanto apprestasti, di chi sarà? Che vuol dire? Gesù racconta una storia che è di tutti i giorni. Quest’uomo evidentemente ha ratto male i suoi calcoli; ha dimenticato la cifra più importante, che è la morte. Il suo calcolo non tiene perehè dimentica un elemento importantissimo che scompiglia tutto; perciò n Vangelo lo chiama stolto, disen,a1- J. Quale modificazione nel giudizio del ricco del Vangelo avrebbe prodotto la preoccupazione della morte? A che risultato sarebbe arrivato, facendo il calcolo intero? Alessandro Manzoni diceva che i calcoli degli uomini, sono tutti sbagliati, non tengono, perchè non vi si fa entrare la cifra più importante che è la morte. Così avrebbe ragionato: lo ho davanti a me una grande fortuna senza dubbio, ma bisogna un giorno. o l’altro morire; il che vuol dire che bisogna lasciar tutto. Dopo la morte a che mi serviranno questi beni? Venga presto o tardi la morte, deve pur venire, ed io voglio sapere che frutto posso ricavare dei miei beni, dopo la morte. Non li porto certo con me. Ci sono dei beni che posso portare con me nella tomba? che possono contribuire alla mia felicità dopo morto? E dato che vi sia, non sarebbe logico procacciarmeli? i beni che posseggo potrò goderli 20, 30, 40 anni, ma poi? Debbo provvedermi il cibo, la felicità dopo la morte, dunque attenderò a diventar ricco per Dio.

Chi non si arrichisce di beni che gli giovino dopo la morte, è uno sciocco. Non voglio essere uno sciocco, non voglio morire disperato. E’ già per sè dolorosa la morte essendo siparapione violenta dell’anima dal corpo; non voglio aggiungere altro che renda ancor più dolorosa la separazione. Dunque il coefficente della morte, nei nostri calcoli ci conduce a considerare come una stoltezza il porre la felicità in beni che ci verranno tolti. Basta? No. ’1 Vangelo dice: Insensato! quest anotte ti si richiede, à l’anima tua, e quanto apprestasti di chi sarà? Che cosa uol dire? Certo che bisogna lasciare quaggiù tutto inesorabi.mente; ma si può disporre un testamento dei propri E’ atto di dominio, di signoria, istituirei propri eri di. Ma si può star garanti dell’uso che gli eredi faranno della nostra eredità? L’erede non dissiperà? Chi lo sa? Qui c’è un problema insolubile. Davan i a questo problema, che cosa suggerisce la sapienza, I buor senso? Il problema è sull’uso dei beni, poichè siibene si possa far atto di dominio lasciandolo a chi i vuole, non si può però garantire dell’uso che ne farà l’erede. Non pare dunque che sia conveniente far atto di dr.minio perfetto in questa vita? Vedere come vanno a pcsto i propri beni, mentre si è in vita. Questo è il pi.i bell’atto di signoria. Il ricco del Vangelo, invece di dire: fabbricher) granai più vasti per riporvi l’abbondante raccolto, avrebbe dovuto dire: c’è tanta gente che muore di fame, men• tre io nuoto nella abbondanza. Asciugherò tante lagr.me, farò sì che i miei beni siano vantaggiosi all’umanit sofferente. Quale gioia più grande nella vita, che quella di servirsi dei propri beni, a vantaggio di chi soffre? Conclusione. Dapprima facciamo entrare in tutti nostri calcoli la morte. Non dimentichiamola mai. E’ un toccanaso, un aroma. Impedisce grandi stoltezze nell vita. Secondo, non auguriamoci mai di diventar ricchi. Il Savio antico domandava a Dio di non incorrere mai nell.) miseria (assai spesso triste consigliera) nè nell’abbondanza. Cerchiamo semplicemente il pane quotidiano. La preghiera del Savio antico, può essere anche II nostra. Ala

Domenica 1 1 dopo Pentecoste Testo del Vangelo. In quel tempo disse il Signore Gesù questa parabo la per taluni i quali confidavano in se stessi, riputandos’giusti e disprezzavano gli altri; Due uomini salirono a’ tempio a fare orazione; uno Fariseo e l’altro Pubblicano. Il Fariseo stava in piedi e dentro di sè pregava così: Ti ringrazio, o Dio, che io non sono come gli altri uomini. rapaci, ingiusti, adulteri, ed anche come questo Pubbli cano: digiuno due volte alla settimana; pago la decimi’ di tutto quel che io posseggo. Ma il Pubblicano, standv