Pagina:Il buon cuore - Anno XIV, n. 13 - 27 marzo 1915.pdf/4

Da Wikisource.
100 IL BUON CUORE


Religione


Vangelo della Domenica detta delle Palme

Testo del Vangelo.

Era vicina la Pasqua de’ Giudei, e molti di quel paese andarono a Gerusalemme per purificarsi. Cercarono pertanto di Gesù, e dicevano tra loro, stando nel Tempio: Che ve, ne pare del non esser Egli venuto alla festa? E i Pontefici e i Farisei avevano dato ordine che, se alcuno sapesse dove Egli era, lo denunziasse per averlo nelle mani. Gesù adunque, sei giorni innanzi Pasqua, andò a Betania, dove era Lazzaro già morto e risuscitato da Gesù. Ed ivi gli diedero una cena: e Marta serviva a tavola; Lazzaro poi era uno di quelli che stavano a mensa con Lui. Maria però, presa una libbra di unguento di nardo, liquido di gran pregio, lo versò sul capo e unse i piedi di Gesù, ed asciugò i piedi a Lui coi suoi capelli; e la casa fu ripiena dell’odor dell’unguento. Disse perciò uno dei suoi discepoli, Giuda Iscariote, il quale era per tradirlo: E perchè un unguento come questo non si è venduto per trecento danari e dato il prezzo ai poveri? Ciò egli disse, non perchè si prendeSSe pensiero dei poveri, ma perchè era ladro e tenendo la borsa, portava via quello che vi era messo dentro. Disse adunque Gesù: Lasciala fare: ella aveva serbato cotesto per il dì della mia sepoltura. Imperocchè i poveri li avete sempre con voi; me poi non sempre mi avrete. In verità vi dico che ovunque sarà predicato il Vangelo, sarà eziandio narrato, a memoria di lei, ciò che questa donna ha fatto. Seppe per tanto una gran turba di Giudei come Gesù era in quel luogo: e vi andarono non per Gesù solamente, ma anche per vedere Lazzaro risuscitato da Lui. Tennero consiglio perciò i Principi dei Sacerdoti di dar morte anche a Lazzaro; perchè molti, a causa di esso si separarono dai Giudei e credevano in Gesù. (S. GIOVANNI Cap.

11-12)

Pensieri. Entriamo nella Settimana Santa. Lasciando che ciascuno ritragga dalla lettura del Vangelo i molteplici ed utili insegnamenti che, a norma dei propri bisogni e della propria indole, può ricavarne, preferiamo presentare oggi alcune opportune considerazioni intorno al Sacramento della Confessione. Sono tolte da un libro che, ommesse alcune idee non in tutto accettabili, può dirsi un libro bello due volte, bello per la sostanza e bello per la forma. Il Sacramento della Confessione è ritenuto da molti quale una pratica imposta assai tardi nella Chiesa Cattolica. Le considerazioni, che presentiamo, hanno il pregio di far conoscere come questo Sacramento, discenda come naturale conseguenza dala dottrina diretta di Cristo. Provato che viene da• Cristo, implicitamente è provata la sua necessità, la sua bellezza, e sono provati i benefici effetti che

devono seguirne, per l’individuo prima e poi per la famiglia e per la società.

Psicologia ascetica della confessione.

La vita morale, che il cristianesimo ha insegnato al mondo, sospinge le anime a forme di perfezione altissime, inarrivabili. la materia deve essere sottoposta allo spirito, come fu già sottoposta nei primi albori della esistenza umana, e tutte le aspirazioni, che sorgono nell’anima per le sfere azzurre del cielo, devono essere soddisfatte, con l’umile ossequio della materia. pronta ormai ad umiliarsi e a torturarsi tra gli spasimi, come sul Golgota. E’ una vita di contrasti; è una vita di lotta. La materia, usa a un dominio incontrastato, da secoli, non si rassegna più al sacrificio di sè e neppure alla rinuncia di molte sue esigenze, se non quando abbia toccato una sconfitta completa: tale, da sentire la sua inferiorità dinanzi allo spirito. tale, da intendere la ragionevolezza di una sudditanza sua verso di esso. Allora solamente l’antico ordine è ristalilito e l’uomo ridiviene la creatura santa e perfetta, plasmata con le mani di Dio, al principio dei secoli. Ora è inutile rilevare le difficoltà di una vita perennemente vissuto con vittorie dello spirito. E una difficoltà che fu da alcuni considerata vera impossibilità. Si consideri da una parte l’impeto delle nostre ardenze naturali e dall’altra si rifletta alla natura delle nostre aspirazioni naturali; forse, l’asserzione di questi uomini non parrà troppo lontana dalla verità. Ma se il Cristianesimo avesse insegnato al mondo una forma di elevazione, impossibile ad attuarsi nell’ordine presente delle cose, il Cristianesimo non avrebbe ricevuto il plauso di persone, profonde nel sapere e nel giudicare, non avrebbe l’ammirazione di anime, generose nel sarificio e nella rassegnazione completa per gli altri. Una virtù alita invece in que-sta grande manifestazione di pensiero e di opera, di dottrina e di morale: Iddio è presentato come un padre tenero ed affettuoso: l’uomo è presentato come figlio, giovane ed inesperto; tra Dio e l’uomo sono vincoli di parentela indissolubili; Dio non può lasciare l’uomo e l’uomo non può lasciare Dio. Basta allora, perchè sia scelto un luogo dove l’uno e l’altro si possano ritrovare, ogni qualvolta le comunicazione dell’amore si sono affievolite e il velo della dimenticanza ha sottratto l’uomo allo sguardo benevolo di Dio. Il tribunale della confessione è appunto il luogo fissato per il convegno. La Confessione e la Chiesa. Io credo che per intendere saviamente la natura della confessione, il suo valore, la sua necessità, l’altissimo suo significato in mezzo agli uomini, che hanno abbracciato la dottrina di Cristo e vogliono seguire gli esempi ammirabili di virtù e di sacrificio, è necessario intendere saviamente la natura della Chiesa e la sua divina missione nei secoli. Quando Gesù per le contrade della Galilea chia