Pagina:Iliade (Monti).djvu/421

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88 iliade v.83

Cose sien poste nell’obblío; chè l’ira
Viver non debbe eterna. Io certo avea
Fatto un severo nel mio cor decreto85
Di non porla, se prima non giugnesse
Alle mie navi de’ pugnanti il grido
E la pugna. Ma tu le mie ti vesti
Armi temute, e alla battaglia guida
I bellicosi Tessali; chè fosco90
Di Teucri e fiero un nugolo vegg’io
Circondar già le navi, e al lido stringersi
In poco spazio i Greci, e su lor tutta
Troia versarsi, audace fatta e balda
Perchè vicino balenar non vede95
Dell’elmo mio la fronte. Oh fosse meco
Stato re giusto Agamennón! Ben io
T’affermo che costoro avrían fuggendo
De’ lor corpi ricolme allor le fosse.
Or ecco che n’han chiuso essi d’assedio:100
Perocchè nella man di Dïomede,
A tener lunge dagli Achei la morte,
L’asta più non infuria, nè d’Atride
La voce ascolto io più dall’abborrita
Bocca scoppiante; ma sol quella intorno105
Dell’omicida Ettorre mi rimbomba
Animante i Troiani. E questi alzando
Liete grida guerriere il campo tutto
Tengon già vincitori. E nondimeno
Va, ti scaglia animoso, e dalle navi110
Quella peste allontana, nè patire
Che le si strugga il fuoco, e ne sia tolta
Del desïato ritornar la via.
Ma, quale in mente la ti pongo, avverti
De’ miei detti alla somma, e m’obbedisci,115
Se vuoi che gloria me ne torni, e grande