Pagina:Iliade (Monti).djvu/575

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242 iliade v.149

Gli promettessi le con lei portate
Da Paride ricchezze, ed altre ancora150
Da partirsi agli Achei, quante ne chiude
Questa città; se con tremendo giuro
Quindi i Troiani a rivelar stringessi
I riposti tesori, ed in due parti
Dividendoli tutti... Oh che vaneggia155
Mai la mia mente! Io supplice, io dimesso
Presentarmi? Il crudel, nulla m’avendo
Nè pietà nè rispetto (ov’io dell’armi
Nudo a lui vada), disarmato ancora,
Qual donna imbelle, metterammi a morte,160
Ch’ei non è tale da poter con esso
Novellar dal querceto o dalla rupe
Come amanti garzoni e donzellette.
A donzellette adunque ed a garzoni
Le dolci fole, a me la pugna; e tosto165
Vedrassi cui darà Giove la palma.
   Così seco ragiona, e fermo aspetta.
Ed ecco Achille avvicinarsi, al truce
Dell’elmo agitator Marte simíle.
Nella destra scotea la spaventosa170
Pelíaca trave; come viva fiamma,
O come disco di nascente Sole
Balenava il suo scudo. Il riconobbe
Ettore, e freddo corsegli per l’ossa
Un tremor, nè aspettarlo ei più sostenne,175
Ma lasciate le porte, a fuggir diessi
Atterrito. Spiccossi ad inseguirlo
Fidato Achille ne’ veloci piedi;
Qual ne’ monti sparvier che, de’ volanti
Il più ratto, si scaglia impetuoso180
Su pavida colomba: ella sen fugge
Obbliquamente, e quei doppiando il volo