altra bellezza, se non quella
dell’asino e del diavolo. Ma, di questo, l’accecata giovane,
non si accorgeva; ned è, al postutto, l’ingegno ciò,
che una donna vagheggia o cerca, nell’amante. In fondo
all’ideale femminile, ci è, sempre, un po’ del facchino. E
poichè i costumi, le consuetudini, il decoro, le fisime
rendono impossibile l’innamorarsi de’ facchini propriamente
detti, che stanno alle cantonate; poichè fan sì, che
una signora ammodo non possa pensare a gettar le braccia
al collo del camallo e del bazzariota: chi negherà, che
un giovanotto, cavallerizzo, napolitano, alto sei in sette
palmi, spalle quadrate, petto sporgente, fianchi sgaggiati,
muscoli di ferro, tendini, che pajon funi, non sia, fra’
gentiluomini ed i signoroni, quello, che più s’avvicina al
facchino? Aggiungi: le femmine han cari gli uomini capaci
di grandi e forti passioni; e tale la Radegonda stimava
Maurizio. Scambiava, per saldezza e perseveranza
dell’animo di lui, ciò, che, al fondo, era, semplicemente,
fiacchezza: quel non sapersi liberare dal molesto pensiero
dell’Almerinda, quel non saper fare punto e basta,
prefiggendosi uno scopo degno. La Radegonda custodia,
ancora, quel carteggio (ehm! ehm!) che le due parti
le avevano consegnato, per distruggerlo col fuoco. Le style c’est l’homme, pensava