Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/105

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dagli Orsenigo. 95

dere di essere più vaga. O non sarebbe giusta soddisfazione di amor proprio legittimo, il vedersi apprezzata, da chi, prima, tutto assorto in quell’altra, sembrava non aver occhi per lei? il vedersene, anzi, preferita? il cancellare l’immagine precedente e sostituirvi la propria?

Ed il signor Salmojraghi? Lui? Eh eh, va bene, la capiva, che, se gli accadesse di risaper qualcosa, s’indispettirebbe, butterebbe fuoco e fiamma! Ma, o che i doveri non cominciano da noi stessi? Prima, il dente; e poi, il parente. Che la Radegonda amasse Maurizio, era un fatto, là, innegabilissimo: e deperiva e si struggeva, per questo amore infelice. Lascerebbesi morire? Non cercherebbe procacciarsi quanto, pure, via, senza vanità, poteva supporre non essere per tornarle difficiletto, cioè, di farsi riamare? Perchè, poi? Insomma, era giovane; era stata arcifedelissima, per anni, al marito: ned, ora, la movevan propositi villani, ma cura della propria salvezza, ma il debito di conservarsi alla figliuola. Scender nella tomba, brrrr! e prematuramente scendervi e scioccamente? A quale oggetto? Che gioverebbe a Gabrio la sua morte? Oh no, no! E, poniamo, che sia colpa. Ebbene? Ella voleva, pur, conoscere, un po’, le quinte della vita: sapere, per pruova, che sia passione,