Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/107

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dagli Orsenigo. 97

tima. Così la Radegonda andò, più che a mezza strada, incontro a Maurizio; gli porse la mano per attirarlo a sè, egli fece capire d’essere amato e che non avrebbe incontrato rifiuto..., prima ch’egli avesse, neppure, a desiderarla, una volta.

Diecimila lire di mancia, a chi scavizzola un tanghero, che sdegni l’invito d’una bella donna, che sia schivo approfittarne! La razza n’è spenta, fra noi. Bisognerebbe andarne a dissotterrare qualche avanzo, fra’ ghiacci della Siberia, come l’elephas primigenius! Anche non amando, chi si farebbe scrupolo di chiedere, di accettare e di dare un’ora di piacere? Un bel pomeriggio, non è comperato troppo caro, corteggiando tale, che, in fondo, ci è indifferente, protestando sensi, che non nutriamo, giurando quattro bugie. Si sa, che certe parole (amore, sentimento, passione) servono, solo, per mascherare le brutalità de’ capricci e del senso. Non ci si attacca idea, per convenzione universale. Queste cose, si sa, come le cominciano; e si sa, come le finiscono, da tutti. Ma, dalla Radegonda, non si sapeva bene; ed ella prese, per denaro contante, le parole melate di Maurizio. Non poteva, conscia del valor suo, immaginare, che le si rivolgesse un detto d’amore, senza sentirlo profondamente. Si credette amata: e le piacque; e ne