Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/108

Da Wikisource.
98 Dio ne scampi

fu più bella. Onde, torre il coraggio di rinunziare a quel fascino? di riaffliggere (come supponeva) chi avea, già, crudelmente, afflitto, una volta? Eppoi, inesperta del lubrico sentiero della civetteria, non sapeva fissarsi limiti da non oltrepassarsi; non adescare, allettare, promettere, per, poi, farsi indietro e negare. Anzi, considerava, con lealtà ingenua, ogni promessa come impegno, ogni concessione come irremeabilis unda. Una stretta di mano, caldamente corrisposta, una destra, lungamente abbandonata, ad un premuroso cupido bacio, erano, agli occhi suoi, come una solenne promessa, perchè aveva consentito mentalmente. E, dalla mano, si passa al braccio; e, dal braccio, alle labbra. E chi non sa resistere, non si esponga; nè dia poste al giardino pubblico, chi non vuol accompagnare, in casa, l’amico, eppure non ha l’animo di contrastarlo, di respingerne le insistenze. Summa summarum: fu di lui. Non le costò neppure: o l’amasse tanto, da non riflettere, oppure, anche di più, tanto, da non calcolare le conseguenze, possibili, probabili, immancabili. Non credette e non volle far credere, di consumare un sacrificio; non aggiornò, non procrastinò, non accampò scuse ed ostacoli. Non temè, neppure, il giudizio dell’impronto Maurizio, sulla sua tanta facilità: o per la coscienza del lungo