Pagina:Issel - Viaggio nel Mar Rosso e tra i Bogos, Milano, Treves, 1876.djvu/53

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un sambuk e le sue delizie. 41

e massiccia, sono fasciati di piccole tavole, assicurate con perni di legno e chiodi di ferro ribaditi. Lo scafo ne è spalmato non già di catrame, come si usa presso di noi, ma di calce mista con sego.

La navigazione colle barche arabe si esercita ancora oggidì nel modo istesso con cui si praticava ai tempi di Annone cartaginese, senza carte, senza sestante e non sempre colla scorta dell’ago calamitato. Debbo però soggiungere, ad onore del nostro capitano Mohammed-el-Buredi, che consultava da quando a quando una piccola bussola, nel suo abitacolo, sopra uno strato di saggina, che faceva le veci di sospensione cardanica.

Quanto è diverso il viaggiare a bordo alle immani vaporiere europee, veri palazzi galeggianti, in cui il passeggiere si gode tutti gli agi, tutte le superfluità del vivere civile, dall’abbandonarsi in balìa del mare sulle fragili navicelle degli Arabi, zimbello dei venti e dei marosi! Il viaggiatore imbarcato su di un sambuk è confinato nella cameretta, che serve anche di ripostiglio per gli attrezzi di bordo, ovvero nello spazio ristretto della tolda, tutta ingombra di sartie, di legnami, di casse; a segno che non può mover passo senza inciampare. Nel giorno lo molesta l’ardore del sole, spesso intollerabile; dopo il tramonto, l’umido che fa molli i suoi panni; ed inoltre, nella notte, insetti di molte specie, e più di tutti schifose blatte, scaturiscono da ogni commessura, infestano il suo giaciglio e non gli lasciano un momento di requie. La minima agitazione del mare è poi sufficiente ad imprimere al legno un movimento di altalena, accompagnato da scrosci discordanti, che se non sconvolge lo stomaco, vale per lo meno a turbare il riposo. Lascio pensare al lettore quale inferno diventi il naviglio quando è sbattuto dalla procella. Ma il caso è raro, chè i nocchieri arabi non peccano di soverchio ardire, ed appena il tempo si fa minaccioso, e sono assai sagaci nello scoprire i segni forieri della tempesta, si affrettano a porsi in salvo in qualche seno o cala della costa più vicina. In ciò giova loro la perfetta cognizione che generalmente possiedono dei littorali. Se al novero di questi disagi, aggiungerò quello delle privazioni inseparabili da un lungo viaggio, e dei fastidii che immancabilmente procura all’Europeo l’ostilità della ciurma malvagia e superstiziosa, avrò tracciato un quadro veritiero delle tribolazioni che si soffrono