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42 viaggio nel mar rosso e tra i bogos.

a bordo ad una barca araba. Per contrapposto metterò sul conto dei vantaggi che offre questa maniera di viaggiare, la vista variata ed interessante delle coste; lo spettacolo sempre nuovo e sublime delle grandi scene della natura (come il levar del sole, il tramonto, la fosforescenza del mare, il cielo stellato e puro), di cui gli occhi e la mente possono pascersi a loro bell’agio, e finalmente l’occulta poesia che va unita alla calma ed alla solitudine d’un mare limpido e tranquillo.

Spirando tutta la notte una impetuosa brezza di levante, ci ritrovammo l’indomani al cospetto delle rupi sconsolate di Perim, e l’istessa sera si ancorava nella baia d’Assab, nella quale entrammo questa volta per l’imboccatura meridionale. Ma, giunti colà, non fu possibile scendere a terra, e tanto meno sbarcare sullo scalo di Buia i pesanti bagagli del professore Sapeto, perchè il mare era troppo agitato. Il dì seguente, essendo il tempo sempre guasto, ci recammo, secondo consigliava il professore, nel piccolo e tranquillo seno di Luma, anfrattuosiàa della costa che trovasi fuori della baia, presso il confine settentrionale del possedimento italiano, di contro all’isoletta vulcanica di Sennabiar, e quivi le persone, i bagagli furono senza impedimento depositati sulla riva. Il professore col suo segretario ed un servo, fattisi colle casse e le balle di provviste, unite ad alcune stuoie, un provvisorio ricovero contro i raggi infuocati del sole, vi si accamparono, aspettando una favorevole occasione per trasferirsi nella capanna fabbricata dall’equipaggio dell’Africa, di fronte all’ancoraggio di Buia. Ben presto capitarono i nostri antichi amici danakil, e dopo aver riscossi i loro talleri, si stabilirono anch’essi sulla spiaggia.

Mentre siamo a terra, presso la capanna improvvisata, ecco sbucare fuori, poco lunge, da un boschetto di palmizi, un uomo a cavallo, ammantato di rosso, che porta in pugno una bandiera egiziana ed è seguito da una piccola scorta di armati. Costui è, a quanto pare, un Danakil, capo di un territorio confinante a nord-ovest con quello da noi acquistato. Crucciato di non aver preso alcuna parte della grossa pecunia toccata ad Ibrahim ed Hassan, egli protesta altamente contro il contratto stipulato senza il suo assenso. E per dar maggior forza alle sue parole fa sventolare un cencio rosso, simbolo d’una signoria che non esiste colà nè di fatto nè di diritto, e che egli d’al-