Pagina:Jolanda - Dal mio verziere, Cappelli, 1910.djvu/34

Da Wikisource.

— 32 —


scena più leggiadra e più ideale, quella della morte di Maria dopo la sparizione della sorella:

«Era il tramonto; le ombre invadevano la cameretta, ed ella non aveva voluto che si accendesse il lume. Davanti alla piccola finestra la neve scendeva lenta.

«— Padre, recitami le litanie della Vergine.

«Egli incominciò.

«Nella luce crepuscolare, con quell’uomo inginocchiato per terra, con quella fanciulla che moriva, la bellissima fra le preghiere acquistava un fascino soprannaturale. Ad ogni versetto Maria rispondeva col semplice movimento delle labbra, calma ed assorta in una visione interna. Come al prete mancava la voce per lo strazio, ella gli pose la mano sulla spalla, quasi a confortarlo, ed egli continuò. Giunto alle parole Virgo fidelis, un singhiozzo gli spezzò la voce.

«Oh! era ben lei la vergine fedele, la vergine martire del proprio ideale, l’ermellino che non sopravvive alla macchia! Virgo fidelis, riprese due o tre volte nell’esaltamento del proprio dolore; nè altro aggiunse, ed ella non lo richiese.

«L’ombra diveniva sempre più nera. Egli fece un movimento per accendere il lume, ma la mano posata sulla sua spalla lo trattenne, e, mentre cercava di distinguere al buio il dolce viso, Maria disse:

«— Quanta luce!»


La morte di questa fanciulla immacolata come un giglio, il suo seppellimento sulla più alta vetta, nella neve candida che velava la terra e riempiva lo spazio, hanno un carattere simbolico in cui lo