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     D’innumeri tesori,
     Ella mai non conobbe
     400Diporti ovver riposo.
     Con generosa mano
     Ogni terrestre pena
     E dolore alleviando,
     La sua purissim’alma
     405Co’ Dei viveva in cielo.
     A sua tomba d’intorno
     Incessante risuona
     L’armonïoso canto
     D’imperturbati augelli,
     410E ne’ giorni festivi
     La strepitosa gioja
     D’innumeri fanciulli
     Della città vicina.
Volgesi di repente
     415De’ naviganti il guardo
     Inverso il lato manco.
     Là, solitaria sorge
     In mezzo all’onde, vasta
     Meravigliosa roccia,
     420Tutta intorno vestita
     Da ricchissimo ammanto
     Di verdissimo musco.
     Ne’ dì lunghi di state,
     Allor che regna pace
     425Nell’imperio de’ venti,
     Numerosi delfini,
     Molti augelli presaghi
     Dell’orrende tempeste,
     Abitan questa mole,
     430A cui piedi l’audace
     Alcion confida all’onde
     Innocenti la cuna
     De’ mezzonudi figli.
Sul pittoresco lido
     435D’un vastissimo golfo
     Risplende Oncheste sacro:
     Riflette il puro speglio
     Dell’onde limpidette
     Di Nettuno l’antico
     440Tempio e sacrato bosco.
     E del golfo nel fondo
     Alzasi Medeone
     Cinto di bianche mura,
     E signoreggia cinque
     445Amenissime valli.
Antica fama vuole,
     Ch’ivi in leggiadra villa,
     Che già Cadmo fondava,
     Coi bellicosi amici
     450Stette ne’ mesi estivi,
     Scorrendo le foreste
     Inospitali, a struggere
     Crudelissime fiere
     Ch’ivi tenean la sede.
     455Ma tosto i tralignati
     Successori leziosi
     Abbandonâr l’avito
     Soggiorno agreste, e tosto
     Col lungo volger d’anni
     460Tutto cadde in rovine.
     Ma che mai non abbella
     L’inesausta Natura?
     In mezzo all’aure stanze
     Della crollata villa,
     465Figli di polve e fango,
     Ecco platani alzare
     L’ombrifere lor teste
     Sull’antiche pareti,
     Cui tutte le aperture
     470Tenace edera cinge;
     Qual lunghissimo serpe
     Dalla variata pelle,
     Musco da vive tinte
     Empie le molte e lunghe
     475Crepature del muro.
     Signora del castello
     Rovinato e deserto
     Sembra la passeggiera
     Gru romita, che l’ampio
     480Suo nido vi nascose,
     E con crudo governo