Pagina:Kulmann - Saggi poetici.djvu/170

Da Wikisource.

— 168 —

     Signoreggia le vaste
     Circondanti paludi,
     Ch’abita l’innocente
     485Altogracchiante rana.
Spaventevoli echeggiano
     Qui l’onde rinascenti
     Del lago oltre que’ monti,
     Cui dal rapito amico
     490Ercole diè nome Ila.
     Esse del lungo giro
     Nel cavernoso seno
     Di monti alpestri stanche,
     Qui spalancan le porte
     495Del notturno lor chiostro
     Con orrido fragore,
     E ricercan bramose
     L’alma luce del giorno
     Da spelonche spaziose,
     500Che di Natura apriva
     La man possente, sgorgano
     Impetüose, e orrore
     Alle pacifiche acque
     Inspirano del lago,
     505Sì che raccapricciante
     Fuggon lontan lontano.
Qui le barche leggiadre
     Abbandonâr la spiaggia
     Meridional del lago.
     510Pïetoso lo stuolo
     De’ naviganti inchinasi
     Innanzi al sommo Giove,
     Che l’alte cime alberga
     Del nebuloso Ipato;
     515Poi parte delle vele
     Spiega al vento che levasi
     E increspa l’onde chete
     Accelerando il corso
     Per arrivare al capo
     520Consacrato ad Apollo,
     Pria che l’oscura, all’uomo
     Nemica notte cada,
     E si stenda sul lago.
«Là negli antichi tempi
     525(Così ’l canuto nauta
     A raccontare prese
     All’alta Passeggiera,
     Le mostrando uno stagno)
     La dimora sorgeva
     530D’incantator malvagio,
     Mole vasta e superba
     Che ammalïava gli occhi.
     Tosto ch’uno straniero
     Entrava nel dominio
     535Dello stregon crudele,
     Trasformato venia
     In rabbïoso lupo,
     O in feroce cinghiale
     Od in orribile orso.
     540Un dì, del luogo ignara,
     Un’orfanella entrovvi.
     L’incantator fallace,
     In forma di fanciullo,
     Subito fessi innanzi
     545A lei, e la condusse
     Alla vezzosa casa,
     Che splende al par del sole.
     L’orfanella tremante
     E sbigottita segue
     550Il condottier fanciullo.
     Ed ei, per via, cangiato
     In gigante, sogghigna,
     E dietro a sè strascina
     La giovin grata preda.
     555Ella subito gli occhi
     Alza al cielo propizio,
     E ad alta voce esclama:
     «Venite al mio soccorso,
     Onnipossenti Numi,
     560E me dall’empie mani
     Del rapitor salvate!»
     Ecco, la terra intorno
     Orribilmente trema,
     E l’orfanella, in forma
     565Di candida colomba,