650Con furore scuotendo
Montagne e valli, stacca
Dalle superne cime
Smisurato macigno.
Ei con assordatore 655Scoppio dalle eccelsissime
Precipitò pendici,
Ed empie tutto il vuoto
Delle sporgenti rupi.
O miri cambiamenti 660Del tempo onnipossente!
L’antico ondoso letto
Di fiume, un dì fremente,
Ora, secco e di bosco
Ombroso ricoperto, 665Di placido covile
Serve a quelle cervette
Ch’impavide e briose
Seguitare vediamo
La madre che le guida 670Alla vicina sponda
Del limpidetto lago,
Ove, coi piè nell’acqua,
Acquetano la sete.
O magico novello 675Fenomeno stupendo!
Scostandosi dal lido
Del lago, vieppiù sparso
Di perigliosi scogli,
Or a fior d’acqua ed ora 680Dall’onde infide ascosi,
I naviganti tosto
Attorniati si veggono
Dall’un e l’altro lato
Da ridenti isolette, 685Che, non fra lor discoste,
Appajono quai foci
Di poderosi fiumi.
S’inoltrano le barche
E vedono, stupite, 690Che quasi ad ogni colpo
Del remo si discostano
Quell’isole incantate;
Celeri retrocedono,
Finchè velate restano 695Dai diafani vapori
Che innalzansi dal lago: .
Si dileguano agli occhi,
Qual nuvolette tenui
Che ’n aria si disfanno. 700Ecco quel diffamato
Spaventoso recinto,
Ch’ogni navigatore
Schiva con sommo orrore!
Colà, la fama dice, 705Ne’ primi dì sereni
Dell’alma primavera,
In mezzo all’alte canne
Onde l’isola è cinta,
Radunansi tremendi 710I numerosi serpi,
Abitatori infesti
Del lago e de’ contorni
Guai all’incauto nauta
Che ’l piè ponesse allora 715In quel lido funesto!
Un giovin pescatore,
Ignaro del periglio
Od oltremodo audace,
Ne’ dì che ’l sol si ferma, 720Approdavi coll’alba,
Ed attaccato ch’ebbe
Ad un tenace giunco
La sua frale barchetta,
Osa varcar l’infido 725Paludoso recinto.
Ma chi dire potrebbe
Lo gelido spavento
Ond’assalito viene
AI rimirar migliaja 730Di pelli variopinte,
Fra di loro diverse
Di forma e di colori,
E ’n mezzo a loro alzarsi,