Pagina:Kulmann - Saggi poetici.djvu/187

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     È conforme al colore.
Altro vial coperto
     295Conduce ad altra sala
     Che violetta si noma.
Ognun che in quella stanza
     Il primo passo muove,
     Involontario grida:
     300«Ecco un campo di viole!
     Forse qui nel dominio
     Siam di Pallade, ch’ama
     A ornar di viole ’l capo?»
     Allo spuntar dell’alba
     305Qui gran numero adunasi
     Di vaghi pettorossi;
     Essi beono la fresca
     Abbondante rugiada,
     Che lor presenta il nitido
     310Calice di que’ fiori,
     Allorquando ogni giorno
     Il mattutino vento,
     Figlio del monte, spinge
     La densissima nebbia
     315Ch’ognor qual mobil velo,
     Sulla cascata pende,
     Ver la real dimora.
     Sovra l’immensa, a prato
     Etereo somigliante,
     320Verdeggïante mole
     Ei dolcemente spinge
     La rugiadosa nube
     Che a poco a poco in pioggia
     Finissima dissolvesi,
     325E cadendo ravviva
     Il sottoposto suolo.
     S’apre all’avido sguardo
     Dei pellegrin divoti
     La bella rosea sala,
     330Della Reina il bagno.
Qui l’unica sorgente
     Della valle si trova,
     Che ne’ trascorsi tempi
     Ai miseri abitanti
     335Estingueva la sete.
     Non immemori questi,
     In tempi più felici,
     Del fonte che a’ lor avi
     Benefattor fu oscuro,
     340Lo cinsero con siepe
     Di vaghissime rose,
     Con dittamo frammiste,
     Che i natali sortiva
     Di Creta, cuna al Dio
345De’ nembi adunator.
     Ve’ la sala del trono!
     Meravigliosa al guardo!
     E più belle e più grandi
     Qui dell’usato le uve
     350Coll’azzurrine tinte
     Le pareti circondano
     Della stanza reale.
     Da pianta a pianta pendono
     Magnifici festoni
     355Di fiorenti lïane,
     Sovra a cui mille ondeggiano
     Augellini canori,
     Che quivi in lieta pace
     State e verno si stanno.
     360Innumere farfalle,
     Di smeraldo vestite,
     Di zaffiro e rubino,
     Rotolando, girando,
     Alzandosi e scendendo,
     365Irrequïete passano
     Da candidi giacinti
     All’iride, del vago
     Arcobaleno prole,
     O alle figliuole belle
     370Del Giorno e della Notte
     Che in leggiadro disordine
     Smaltano qui la terra.
In mezzo a questa sala,
     Al muro orïentale,
     375Sorge altissimo sasso
     Dal musco rivestito.