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     Forse ne’ tempi antichi
     Terremuoto staccollo
     Dalla cima de’ monti;
     380O della valle figlio,
     Veggendo il mar furioso
     Che seco strascinava
     Tutta la terra intorno,
     Sol resistere osava,
     385E riman del comune
     Eccidio solo avanzo.
     Da quel sasso tu scorgi
     Precipitarsi innanzi
     La grandiosa caduta
     390Del rimbombante fiume:
     E ne’ più lunghi giorni
     Di state, allor che ’l sole
     Maestoso discende
     Fra le cerulee cime
     395Del sereno Parnasso,
     Il suo splendido raggio,
     Attraversando il velo
     Che gocciolando sempre
     Sulla caduta pende,
     400Qui fa veder nell’aria,
     Al di sopra del sasso,
     Magnifico diadema
     Che dell’arcobaleno
     Tutte le tinte spiega,
     405Onde fu detto il sasso
     Della Regina il trono....

«Forse noi nel giardino
     Dell’Esperidi entrammo?
     L’un all’altro richiede
     410Entrando nella bianca
     Gentilissima Sala.
     Sovr’arbusti che pari
     Per l’olezzo non hanno,
     E che tra fiori argentei
     415Aurei frutti dispiegano
     Sotto l’ombra degli alti
     Platani carchi d’uve,
     Gran numero d’augelli,
     A cui l’Esperia prole
     420Diede voce sonora,
     Animano la sala
     Con melodioso canto
     E col volar continuo
     D’un arboscello all’altro...

425«Pian piano!» bisbigliando
     Sotto voce l’un 1° altro
     Esorta nell’entrare
     Nell’alma sesta sala
     Ch’è tutta lucid’ostro.
     430«Qui si nascose Aurora
     La presenza schivando
     Dell’importuno Febo.
     Ecco ’l purpureo velo
     Alle piante sospeso
     435Sino alla tarda sera;
     Ecco i bei rosei serti
     Che le ornavano ’l biondo
     All’aura sparso crine,
     E che gittò fuggendo!»

440Passano i pellegrini
     Nell’ultima gran sala.
     Regna qui parca luce,
     Simíle a chiara notte
     Estiva, ch’abbellisce
     445Rinascente la luna.
     Non è vuoto qui ’l centro
     Come nell’altre sale.
     Le venerande teste
     Qui maestosamente
     450Alzano al cielo, e intorno
     Diffondono freschezza
     E placido riposo:
     Sono le sole piante,
     Che nella valle allignino.
     455Ne’ secoli, trascorsi
     In povertade acerba,