Pagina:Kulmann - Saggi poetici.djvu/223

Da Wikisource.

— 221 —

LA DONZELLA ALLA ROSA

Simile alle pudiche
     Guancie tu di Ciprigna,
     Quando prima al consesso
     4De’ Numi comparì;

Tu, che in te sola unisci
     Il suo splendore e il pianto,
     Tu, che all’immagin sua
     8La bell’Alba creò!

Dopo sì lunga assenza
     Qui ritorna, mio bene:
     Lungo duol, d’ogni rosa
     12Le mie guancie spogliò.

Qui, sott’all’ombra tua,
     Ricever io lo voglio:
     Me presso a te veggendo,
     16Forse egli gemerà.

La beltade perduta
     Non ad altrui vergogna
     Io chiedo no, la bramo
     20Per bella a lui parer.

Ma, se non è qual era?...
     Tremo al pensarlo!... Rosa,
     O moriam, pria che giunga
     24Così crudel dolor!


LE VILLANELLE A DIANA

Te salutiamo, o Dea,
     Che con rapido passo
     Or varchi il colle alpestre,
     4Ora l’ombroso pian.

Alle spalle ti suona
     Il turcasso ripieno;
     Sceltovi strale acuto,
     8Tu stendi l’arco d’or.

Ora atterri il cinghiale
     Dalle tremende zanne,
     Ora l’ingordo lupo,
     12Ebbro di sangue ognor.

Dalla caduta loro
     Tutto il piano rintrona,
     E fan cogli urli estremi
     16La selva rimbombar.

Trepidante frattanto
     Vien timida cervetta:
     Tu l’accarezzi, ed ella
     20Lambe tua bianca man.

E accanto al fido cane
     Sin a Delfi ti segue.
     Là tu l’arco sospendi
     24Del tempio al limitar.