Pagina:Kulmann - Saggi poetici.djvu/244

Da Wikisource.

— 242 —

Dà, regnator de’ Numi, al generoso
     Campion vittoria intera!
     T’immoleremo ogni anno in questo giorno
     144Una sacra ecatombe.
E posaro del tempio in sulla soglia
     In copia e cibo e vino,
     Ed invocati ad alta voce i Numi,
     148Pien di speme tornaro.
Alla sposa tremante disse Eutimo:
     «Sul limitar m’aspetta,
     E la pugna compita io vo’ che prima
     152Te l’occhio mio rincontri.»
Con lieto sguardo entrato nel ricinto
     E chiusane la porta,
     Impavido del bosco all’ombra negra
     156Aspettò l’inimico.
Già nel sereno e lieto cielo il sole
     Ver ponente volgea,
     Quando con passi, onde la terra trema,
     160Il Demonio avanzava.
Salda corazza il petto ampio gli cuopre
     E le robuste braccia;
     Ferocemente sott’all’elmo splendono
     164Gli occhi qual bragia ardenti.
«Come, o vile mortale, entrare osasti
     Nel dominio d’un Nume?
     Tu, temerario, vieni, nel mio regno,
     168A disputar mia preda?» —
Noi, discendenti della Terra, Numi
     Sol stimiamo la stirpe
     Di Urano e quei, che con virtù la via
     172Si apron del ciel, gli Eroi.
Ma tu, spavento dei vicini tuoi,
     Sei esecrabil mostro:
     La fiera zuffa incominci, e tosto;
     176De’ tuoi detti mi rido. —
Alzò la clava ed occorse mugghiando
     L’atro mostro all’atleta,
     Che intrepido l’attende, e ognor la lancia
     180Inver gli occhi gli drizza.
Ricomincia la zuffa e sempre nuova
     Spiega or forza ed or arte;
     Fin che ad Eutimo balenò in pensiero
     184Di terminar la pugna.
Lungi da sè egli getta e scudo e lancia,
     Verso il mare correndo,
     E luogo adatto egli cogli occhi indaga,
     188Ove atterrare il mostro.
Rapidamente il Demone lo insegue
     Gridando: «E tu, codardo,
     Sperar potevi di sottrarre al giogo
     192Questa città, mia schiava?»
Trovato il luogo ed imbrandito il ferro,
     Eutimo attende il mostro.
     E di Temessa intera agli occhi, quivi
     196Si rinnuova la zuffa.
Tutt’ad un tratto sè più forte vede
     L’abile atleta, e piomba
     Sul mostro immenso, e con mano sicura
     200Nella gola il ferisce.
Poi, giugnendo la beffa all’onta, disse:
     «Eccoti mia risposta,
     Onnipossente Dio, regna felice
     204Nella schiava Temessa!»
E poi che spenta nell’informe corpo
     Fu la fiamma vitale,
     Eutimo il strascinò ver l’alta sponda
     208E gettollo nel mare.
Inverso il ciel salir l’onde commosse,
     Qual subitanea nebbia,
     E sul tramonto il sol da lor rifranto
     212Iride vaga pinge.
Udito il tuffo di quel mostro orrendo
     E vagheggiando l’arco,
     Che sul mare si stende, i cittadini
     216Alzan le mani al cielo.
Apre la porta del recinto e corre
     Al vincitor la sposa:
     Grata festeggia la cittade intera
     220Le nozze a chi salvolla.