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Le nostre spose ad annua festa andaro
     Al di là di quei monti.
     La via serpeggia fra scoscese rupi
     60E lo spumante mare.
E d’un antro all’entrar scorgon repente
     Dismisurato un orso:
     Rapidamente verso lor quel mostro
     64Forte urlando s’avventa.
Lo spavento le accieca e dieci belve
     Di scorgere lor sembra,
     E che l’una‘più dell’altra feroce
     68Corra a dilacerarle.
L’ali a molte fra lor dà lo spavento
     E slanciansi nel mare,
     E l’altre prive d’ogni moto e vita
     72Sono uccise dal mostro....
Chiamano già l’auree mature spiche
     Del mietitor la falce;
     Quand’il Demone, in grembo ad atre nubi
     76Ver la terra discende.
Quale ampia tromba, il negro nuvolone
     Sempre vieppiù s’abbassa;
     E tosto che pervenne all’alte spiche
     80Il Demone mostrossi.
È sua voce più forte assai del tuono,
     E con sue cento braccia
     Svelle la messe al campo, ch’ai suoi passi
     84Qual per tremoto scuotesi...
Abbandonar decisi il patrio tetto,
     Sol attendiam d’Apollo
     Il responso. «Tosto che al mare in riva
     88(Così rispose il Nume)
All’ucciso sacriate un tempio e un bosco.
     Cinti da salde mura,
     Ed ogni anno gli diate di Temessa
     92La più vaga donzella;
Ei cesserà le crude sue vendette.»
     Di Febo il dir fu sacro:
     E da quel tempo ogni anno al mostro cade
     96Il fior de le donzelle.
Ecco l’immensa folla mena al tempio
     Or la vittima scelta.
     S’altra ve n’ha che in beltade l’uguagli
     100In virtude non v’ha.
Del prode genitor orbata in cuna
     Quand’ei salvò Temessa,
     Nobili ingrati, per salvar le figlie,
     104Cospiraro di scerla. —
D’ira avvampò l’ardito Eutimo e disse:
     «Ercole, degli Atleti
     E padre e maestro, forse dall’infanzia
     108Esercitai le membra
Sol perchè un dì, di molte turbe ai gridi
     Cinto io fossi di lauro
     Ne’ tuoi giuochi, che tu fondasti allora
     112Che da mostri purgato
Avesti l’Orbe? Or lasciami l’oppressa
     Innocenza salvare!
     Dà la vittoria Giove a suo talento;
     116Qui con gloria si cade!....
O vecchio, a me dà brando, e lancia, e scudo,
     Dammi l’elmo e ’l mio serto,
     E me conduci dritto a quel recinto,
     120Sì che in tempo vi giunga....»
Tosto ch’appare il campion coronato,
     Gli fa strada la folla.
     «Dov’è la sposa?» ei dice in tuono altiero,
     124«Del Demone la sposa?
E de la sposa invece in questo giorno
     Incontrerollo io stesso:
     Forse nell’avvenire ei lasceravvi
     128Anche senz’ella in pace....
Ma tu, che al par del sol fra le compagne
     Splendi, se mai vittoria
     Giove mi dà, vorrai seguirmi sposa,
     132Tuo campione riamando?» —
A te schiava dovunque seguirotti,
     Poi che a morte mi togli. —
     «Non ti vo’ schiava, ma sposa: e tu dunque
     136Compagna or se’ d’Eutimo.» —
Eutimo! Eutimo! quell’atleta è desso,
     Che, già tre lune or scorsero,
     Nelle arene Olimpiche dell’alloro
     140Senza pugnar fu ornato?