Non con la lira usata,
Ma con l’arpa ch’è dono
Delle Camene sacre.
È giunto il dì: ai piedi 150De’ simulacri stassi
Assisa Eudora, e scioglie
La melodiosa voce.
Intuona l’inno e lascia
Inoperosa l’arpa. 155Ammira l’affollata
Turba che tace e ascolta
Il verso e l’armonia.
Ma più stupita stassi,
Quand’improvvisa sorge 160Dello stromento ignoto
Spontaneo suon che segue
La chiara voce e il canto
Della fanciulla... Preso
Da insolito spavento 165Ognun chinò la fronte
Infino a terra, quando,
L’inno compiuto, vedesi
Dalla man di ghirlande
Carica di Proserpina, 170Caderne una di vaghi
Amaranti intrecciata,
Che quasi premio restasi
Sovra dell’arpa appesa.
Cadente il sol, le turbe 175Accompagnaro Eudora
Prediletta alle Dive
Infino alla lontana
Sua capanna che siede
All’ombra d’un antico 180Largo fronzuto tiglio
In riva al Pergo, altero
De’ vaghi cigni suoi.
Già tuffasi nell’onde
Febo col carro ardente 185E vespero distende
Purpureo vel sul chiaro
E cheto lago: dormono
Gli abitator canori
Dell’onda in mezzo al giunco 190Che al par d’un bosco cuopre
Per lungo tratto il lido.
Sol un fra lor non dorme:
Sua dolcissima voce
Ei scioglie, e tu non odi 195Un lamento, un sospiro:
Tranquillo canta e attende
La non lontana morte.
Godon le turbe al canto
Inopinato: a Eudora 200Il cor tremò: rivolta
A una compagna, disse:
«Infausta è l’ora in ch’io
Udii quel canto: pronta
Ed immatura morte 205Egli m’annunzia: oh! amica,
Oggi tu udisti, credilo,
L’ultimo canto mio.»
Così fanciul ferisce
Inesperto, col ferro 210Un suo diletto arbusto:
Della paterna valle
Era l’onor: coperto
Ne’ lieti giorni estivi
D’innumere farfalle 215Dall’ali variopinte,
E nelle calde notti
Ricovero al canoro
Incantator de’ boschi
Melodioso usignuolo, 220Che del silenzio amico
Scioglie di notte il canto.
Or l’arboscello inchina
La smorta fronda a terra
E ad uno ad uno i fiori 225A preparargli cadono
Molle odorante tomba.
E tale Eudora vedesi
Ogni di più la guancia
Appassita languire.