Pagina:Kulmann - Saggi poetici.djvu/87

Da Wikisource.

— 85 —

     Non con la lira usata,
     Ma con l’arpa ch’è dono
     Delle Camene sacre.
È giunto il dì: ai piedi
     150De’ simulacri stassi
     Assisa Eudora, e scioglie
     La melodiosa voce.
     Intuona l’inno e lascia
     Inoperosa l’arpa.
     155Ammira l’affollata
     Turba che tace e ascolta
     Il verso e l’armonia.
     Ma più stupita stassi,
     Quand’improvvisa sorge
     160Dello stromento ignoto
     Spontaneo suon che segue
     La chiara voce e il canto
     Della fanciulla... Preso
     Da insolito spavento
     165Ognun chinò la fronte
     Infino a terra, quando,
     L’inno compiuto, vedesi
     Dalla man di ghirlande
     Carica di Proserpina,
     170Caderne una di vaghi
     Amaranti intrecciata,
     Che quasi premio restasi
     Sovra dell’arpa appesa.
Cadente il sol, le turbe
     175Accompagnaro Eudora
     Prediletta alle Dive
     Infino alla lontana
     Sua capanna che siede
     All’ombra d’un antico
     180Largo fronzuto tiglio
     In riva al Pergo, altero
     De’ vaghi cigni suoi.
Già tuffasi nell’onde
     Febo col carro ardente
     185E vespero distende
     Purpureo vel sul chiaro
     E cheto lago: dormono
     Gli abitator canori
     Dell’onda in mezzo al giunco
     190Che al par d’un bosco cuopre
     Per lungo tratto il lido.
     Sol un fra lor non dorme:
     Sua dolcissima voce
     Ei scioglie, e tu non odi
     195Un lamento, un sospiro:
     Tranquillo canta e attende
     La non lontana morte.
Godon le turbe al canto
     Inopinato: a Eudora
     200Il cor tremò: rivolta
     A una compagna, disse:
     «Infausta è l’ora in ch’io
     Udii quel canto: pronta
     Ed immatura morte
     205Egli m’annunzia: oh! amica,
     Oggi tu udisti, credilo,
     L’ultimo canto mio.»
     Così fanciul ferisce
     Inesperto, col ferro
     210Un suo diletto arbusto:
     Della paterna valle
     Era l’onor: coperto
     Ne’ lieti giorni estivi
     D’innumere farfalle
     215Dall’ali variopinte,
     E nelle calde notti
     Ricovero al canoro
     Incantator de’ boschi
     Melodioso usignuolo,
     220Che del silenzio amico
     Scioglie di notte il canto.
     Or l’arboscello inchina
     La smorta fronda a terra
     E ad uno ad uno i fiori
     225A preparargli cadono
     Molle odorante tomba.
     E tale Eudora vedesi
     Ogni di più la guancia
     Appassita languire.