230E pria che Diana in cielo
Deposto l’arco argenteo,
Preso avesse l’aurato
E risplendente scudo:
Un dì le sue campagne, 235Allo spuntar del sole
Nelle valli cercandola,
La ritrovaron gelida,
Priva di vita al piede
Del platano pietoso 240Che la sua tomba or cuopre.
Qual vedi nave riedere
Pomposamente impavida
Dalle feste di Delo,
E in suo cammin secura 245Fidarsi al chiaro lume
Che spande argentea luna;
Ma se improvviso turbine
Con atre nubi involge
E oscura il ciel d’intorno, 250Sconturba il mar e l’onde,
Dal sonno lor riscosse
Fin nel profondo abisso,
Trabalzata la nave
Da’ flutti alto-sonanti 255Come fanciullo in culla
Erra a lor grado, e stanchi
Del crudo giuoco e lungo
La rompono frementi
Sui durissimi scogli: 260Il nocchier, le dovizie,
Tutto l’oceano inghiotte:
E a’ nuovi rai del giorno
Che siegue, e lieto ascende
Dal già pacato seno 265Del roseo mar, tu vedi
Splender gli avanzi infranti
Della nave che al lido
L’onda gettò sdegnosa.
Le compagne piangendo 270All’amica pietose
Erser modesto tumulo
E quel d’intorno ornaro
Di rose e gelsomini:
Agli inchinati rami 275Del platano quell’arpa
Con vaghi nastri appesero,
Che mesta e muta ancora
Lei che l’usò rammenta.
Ma allor ch’insiem col verno 280Le tempeste spariro,
E l’importune brine,
E la stagion de’ fiori
Lieta reddiva al canto
Di mille e mille augelli, 285Nei vaghi campi d’Enna
Riedon le meste vergini
A salutare il tumulo
D’Eudora: ed oh! qual gioia,
Scorgon l’amata tomba 290Lieta di folte rose
E gelsomini candidi.
Tosto a cantar accingonsi
In armoniose note
Dell’amica le lodi. 295Compiuto appena il canto,
L’arpa sospesa al platano
Sola comincia a gemere
In mestissimi accenti
Soavemente acerbi, 300E pur immoti dormono
Tutti nell’aere i venti.
Godono le donzelle
Il noto suono udendo
Dell’arpa armonïosa; 305E fra lor, una, crede
Frammista al suon dell’arpa
La voce aver udita
Della diletta amica.
E un’altra allor, «Sorelle 310Avviciniamci,» disse,
«E ripetiamo il canto
Presso alla tomba: allora
Se l’arpa di bel nuovo