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206 la guerra [1282]

tandoli a gara i Messinesi con savie parole: nulla da’ Siciliani temessero, nimici solo agli stranieri oppressori; alla gente italiana non già, che tratta a forza a questa guerra, benediva in suo cuore1 la rivoluzione siciliana.

Così entro due settimane, rincorati i Messinesi con tali ardimenti di naval guerra, cavata a’ nemici ogni fantasia di ripassare in Sicilia, e gettata anco l’esca a’ popoli di terraferma, Pietro cavalcò il sedici ottobre per Catania, a mostrare in val di Noto il viso e la benignità del principe nuovo. Onde in un parlamento di quanti sindichi di comuni si poteano in fretta adunare, ei stesso orò nella cattedrale di Catania: dalle unite forze avrebbero ormai sicurezza; godrebbersi lor franchigie, e giustizia nel governo, e riparazione di tutti gli abusi angioini; che il ben de’ sudditi, dicea, è ben del monarca; la tirannide li avea spolpato, la libertà porterebbe rigoglio e dovizie. Cassò di presente le collette; abolì i dritti odiosissimi dell’armamento delle navi; bandì non tornerebber quelli mai più sotto il governamento suo, nè dei successori; mai la corona non leverebbe d’autorità propria generali nè parziali sovvenzioni. Il parlamento gli accordò allora i sussidi per sostenere la guerra: e a questo effetto ei torna senza dimora a Messina il ventiquattro di ottobre2.

    • Bart. de Neocastro, cap. 53.
    • Saba Malaspina, cont., pag. 385.
    • D’Esclot, cap. 98.
    • Montaner, cap. 74, il quale porta questa liberazione in altro tempo, e la abbellisce con una munificenza incredibile; facendo dispensare camicia, farsetto, brache, cappello, cintura, coltello catalanesco, e un fiorin d’oro per ciascuno, a 12,000 prigioni.
  1. Bart. de Neocastro, cap. 54.

    Diplomi dell’8 e 15 febbraio 1282 (cioè 1283, contandosi l’uno appo noi dal 25 marzo), docum. X ed XI; il secondo de’ quali è citato ancora dal Gallo, Annali di Messina, tom. II, pag. 135, con un altro privilegio del 20 aprile, che abolì tutti gli statuti e le leggi di re Carlo.
    Forse a questo o altro simil diploma allude il Fazello (Deca 2, lib. 9), che il dice conservato infino a’ suoi tempi; e il Pirri, Sicilia sacra, Not. ecc. catan. ann. 1283 che cita il parlamento e il diploma.
    Che Pietro avesse abolito i dritti de’ marinai è detto anco chiaramente nel capitolo 44 di re Giacomo, Cap. del regno di Sicilia.