Pagina:Le antichita Romane (Piranesi).pdf/13

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Paolo da loro cognominato Emilio. Ma s’eglino avessero osservato la forma emiciclica della detta fabbrica, e la di lei continuazione nelle cantine delle predette case sino a S. Maria in Campo Carico nella guisa ch’io dimostro colla tinta più nera nella mentovata Icnografia del Foro Romano, e se avessero avuto riflesso alla iscrizione, che rapporto al seguente num. 263, posta nel piedistallo alla Colonna Trajana, dove si legge l’appianamento fatto appunto per dar luogo alla vastità del Foro Trajanense, attorniato in questo lato dal medesimo emiciclo; certamente essi non avrebbono dato nel doppio assurdo di riferir questa fabbrica al loro supposto Paolo Emilio, e di crederla spettante ai di lui Ragni, quando i di lei avanzi la dimostrano opera affatto differente dalle maniere de’ bagni. Oltredichè fralle memorie delle Antichità non si trovano menzionati veruni Bagni di Paolo Emilio, bensì semplicemente di Paolo, che Ruffo e Vittore ci riferiscono essere stati, non già nella Regione VIII, ov’ è la fabbrica in questione, ma nella VI.

262. Colonna Trajana innalzata dal Senato e dal Popolo in onore dell’Imperador Trajano per la vittoria da esso riportata nella guerra Dacica ed in cui furon riposte le di lui ceneri. Questa si dimostra nella détta Tavola XXXIX del presente Tomo alla fig. II, ed è un de’ più antichi monumenti che siano rimasi interi fralle opere maravigliose degli antichi Romani. Sembra essere striata e ricoperta poi dalla cima al fondo dal rivolgimento d’ una fascia che la rende coclide, ed ove sono effigiate in bassirilievi eccellentissimi le gesta del medesimo Cesare nella guerra predetta. Ha interiormente una scala a chiocciola, per cui si ascende alla di lei cima, ove inoggi è la statua enea di S. Pietro collocatavi dal Pontefice Sisto V. il quale fece sgombrare all’ intorno della stessa Colonna il rialzamento del moderno piano di Roma, che ricopriva il di lei gentilissimo piedistallo, mirabile nelle cornici gentilmente intagliate a foglie di quercia, e negli altri ornamenti. Il di lui dado sembra anch’ egli ricoperto d’un tapeto intessuto di trofei scolpiti in rilievi cosi bassi, che non confondino le linee le quali compongono un’architettura cotanto vaga. A una delle di lui faccie è la porta per cui s’ entra alla predetta scala, e su di cui apparisce la seguente iscrizione.

SENATVS. POPVLVSQVE. ROMANVS
IMP. CAES. DIVI. NERVAE. F. NERVAE
TRAIANO. AVG. GERM. DACICO. PONT
MAXIMO. TRIS. POT. XVII. IMP. VI. COS. VI. P. P
AD. DECLARANDVM. QVANTAE. ALTITVDINIS MONS. ET. LOCVS. TANTIS. operiBVS. SIT. EGESTVS

Il supplimento delle parole TANtis operiBUS manca alla iscrizione per essere stata offesa ne’secoli barbari da un’ intaglio di figura angolare fatto nel piedistallo si da questa che dalla parte opposta, affine di appoggiarvi i tetti d’alcune taberne forensi, allorché il piano di Roma non era quivi peranco rialzato.

263. Avanzi del Foro di Nervà all’Arco detto inoggi de’Pantani, dimostrato nella Tavola XXX di questo Tomo alla fig. I. Egli era chiamato Transitorio per le molte di lui fornici che davano l’adito ai convicini Fori di Augusto, di Cesare, di Trajano, e Romano, come si dimostra nella Tavola Icnografica dello stesso Foro Romano, e nella consecutiva di lei spiegazione, ove rimane supplito in pianta il Foro di cui si tratta, e contrassegnato dal num. 211 sino al 220, distinguendosene l’odierno avanzo colla lettera a. Fu, al dire di Svetonio, incominciato da Domiziano, e compiuto da Nerva di cui ritenne il nome. Da questo avanzo si raccoglie una magnifica idea de’ Fori antichi.

264. Altro avanzo dello stesso Foro a Tor de’ Conti denominato inoggi le Colonnacce, dimostrato nella predetta Tavola XXX alla fig. II, e distinto in pianta nella mentovata Icnografia del Foro Romano colla lett. b. Sono ammirabili in questo monumento i finissimi intagli delle cornici, i bassirilievi nel fregio, colla considerazione degli ornamenti di bronzo che si argomenta esservi stati soprapposi, dai forami che rimangono ne’ pipistrelli attici. fra i quali si vede una Pallade scolpita in marmo. Quivi vicino, e precisamente nel luogo contrassegnato nella medesima Icnografia col num. 217, era il Tempio di Nerva, i di cui avanzi furono tolti dal Pontefice Paolo V per costruirne la magnifica fontana dell’Acqua Paola presso S. Pietro in Molitorio. Alcuni de’ moderni Scrittori suppongono per Tempio di Nerva gli avanzi della di lui Curia contrassegnati nella stessa Icnografia colla lett. a; ma son ripresi del loro abbaglio da Andrea Palladio, il quale sendo vissuto molto prima del predetto Pontefice, ritrasse la pianta, l’elevazione, e le parti di questo Tempio nel suo trattato dell’Architettura, additandone la situazione nel luogo da me prescritto, e dichiarandolo per tale colla seguente tronca iscrizione, la quale si leggeva Dell’ architrave del di lui pronao.

IMPERATOR. NERVA. CAESAR. AVG. PONT. MAX
TRIB. POT. II. IMPERATOR. II. PROCOS...

265. Chiesa de’ SS. Cosimo e Damiano, fabbricata dal Pontefice Felice IV sulle rovine e colle spoglie del Tempio di Romolo e Remo, dato in pianta nell’ Icnografia del Foro Romano ai num. 250 e 251. Nel detto Tempio furono ritrovati i frammenti dell’ antica pianta marmorea di Roma. Rimane al di dietro della Chiesa un pezzo di muro, che apparteneva al Sacrario dalle Aste Marne. Le due colonne che restano innanzi all’Oratorio della Via Crucis ultimamente fabbricato al lato sinistro della detta Chiesa, furono da me riconosciute, allorché si gettarono i fondamenti dell’Oratorio medesimo, essere spoglie di antichi edifizj, quivi trasferite a uso di una fabbrica contemporanea alla detta Chiesa; primieramente perché la loro grossezza soverchia nella proporzione l’altezza, cosicché argumentai ch’elle fussero state tagliate. Secondo, perch’elle posano sopr’ a basi eziandio sproporzionate. Terzo, perché il capitello e la cornice che rimangono sopra una di esse, sono parimente sproporzionati per la loro picciolezza. E quarto, perchè sendosi ne’detti fondamenti scoperta una scala con una porzione di muro, gli riconobbi di una costruzione infelice, e in conseguenza da non supporsi de tempi antichi.

266. Avanzo del Pronao, e del Tempio d’Antonino e Faustina, dimostrato nella Tavola XXXI di questo Tomo alla fig. I. Egli rimane innanzi alla Chiesa di S. Lorenzo in Miranda, e sul fregio dello stesso pronao sostenuto da magnifiche colonne di un sol pezzo, apparisce la seguente indicativa della predetta appartenenza del Tempio.

DIVO. ANTONINO. ET
DIVAE. FAVSTINAE. EX. S. C

Le pareti laterali di peperini che inoggi rimangono rozze, erano investite di marmi. La di lui pianta si esibisce nella Icnografia del Foro Romano al num. 243 insieme col di lui Vestibolo, i di cui avanzi restavano ai tempi del mentovato Palladio, il quale lo ritrasse nel suo trattato dell’Architettura.

267. Avanzi dell’antico Erario [inoggi Chiesa di S. Adriano] fabbricato ne’tempi della Repubblica. La di lui facciata era ricoperta di stucco. Il Pontefice Alessandro VII quindi fece torre e rifondere la gran porta principale di bronzo della Basilica Lateranense.

268. Colonna rimasa in piedi della Grecostasi rifabbricata dopo gl’incendj di Antonino Pio, e dimostrata in pianta nella detta Icnografia al num.

269. Arco di Settimio Severo e d’Antonino Caracalla a piedi del Campidoglio, dimostrato nella detta Tavola XXXI alla fig. II. In esso apparisce la seguenti’ iscrizione.

IMP. CAES. LVCIO. SEPTIMIO. M. FIL. SEVERO. PIO. PERTINACI. AVG. PATRI. PATRIAE. PARTHICO. ARABICO. ET
PARTHICO. ADIABENICO. PONTIFIC. MAXIMO. TRIBVNIC. POTEST. XI. IMP. XI. COS. III. PROCOS . ET IMP. CAES. M. AVREMO . L. FIL. ANTONINO. AVG. PIO. FELICI. TRIBVNIC. POTEST. VI. COS. PROCOS. P. P
OPTIMIS. FORTISSIMISQVE. PRINCIPIBVS OB. REMPVBLICAM. RESTITVTAM. IMPERIVMQVE. POPVLI. ROMANI. PROPAGATVM
INSIGNIBVS. VIRTVTIBVS. EORVM. DOMI. FORISQUE. S. P. Q. R.

Egli è composto di grossi pezzi di marmo, ed ornato di colonne e di bassirilievi. L’ordine attico dello stesso Arco era adorno ne’ pilastrelli, e in altre parti di festoni in metallo sostenuti da perni, come si osserva dai loro forami. Aveva i caratteri della iscrizione riportati in bronzo, ed un cocchio sopprapposto tirato da cavalli. Tutti questi ornamenti però non rendevano doperà pregievole, mancandole la buona maniera dell’ Architettura e della Scultura.

270. Avanzo del Pronao del Tempio della Concordia vicino al suddetto Arco, dimostralo nella Tavola XXXII del presente Tomo alla fig. I. Questo edilìzio dacché fu arso per gl’incendj del Campidoglio, fu rifatto di spoglie di altre fabbriche, parimente incendiate, come apparisce dalla seguente iscrizione che si legge sull’architrave del medesimo Pronao:

SENATVS. POPVLVSQVE. ROMANVS
INCENDIO. CONSVMPTVM. RESTITVIT

La di lui pianta si vede nella predetta Icnografia del Foro Romano al num. 171.

271. Tre Colonne rimase in piedi del Tempio di Giove Tonante, dimostrate nella detta Tavola XXXII alla fig: II. Questo Tempiq si dà in pianta al num. 174 della predetta Icnografia del Foro Romano. Fu eretto da Augusto alle radici del Campidoglio, e ristorato dai predetti incendj, come peranco accennano le lettere ESTITVER, cioè restituerunt, appartenenti alla iscrizione ch’era nell’architrave del pronao.

272. Avanzi di botteghe, composte di travertini e peperini, le quali appartenevano al Foro di Augusto date in pianta nella medesima Icnografia dal num. 222 sino al num. 228. Questi avanzi rimangono vicino alla Chiesa di S. Giuseppe de’ Legnajuoli, e precisamente in un cortile al primo ingresso del vicolo tortuoso che rimane sulla destra della salita di Martorio.

273. Avanzi del Carcere Mamertino (inoggi S. Pietro in Carcere) dato in pianta nella stessa Icnografia ai numeri 180 e 181, nel di cui fregio apparisce la seguente tronca iscrizione.

C. VTBIVS. C. F. M. COCCEIVS. NERVA. EX. S. C.

274. Avanzi dell’Atrio pubblico e del Tabulano riedificato da Vespasiano, o, secondo altri, da Domiziano, e dimostrato in pianta nella predetta Icnografia al num. 176 e 177. Esso era situato sulla sostruzione fatta al Monte Capitolino in questa parte, ove fu tagliato per dar luogo al piano del Tempio di Giove Tonante surriferito.

275. Avanzi eli case antiche sul clivo Capitolino, e nel vicolo Mamertino vicino al detto Carcere.

276. Avanzi del prospetto del Sepolcro di Cajo Publicio