Pagina:Le dicerie sacre.djvu/228

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II. u? trano . CredibiI cofa è ( per quinto altri dice ) che chiunque di qutfto piaceuol: diporto mu- ficaie non prende (blazzo , gli fpiriti habbia del luteo trà fe {ledi difeordanti . Nc altro dino* tar voleua fper non rfeir della m afauola )qu:i coftume di Siringatile da tutti i Sat ri fùggiua , fe Don che la Mufica à gli huomini rozi , e be- Siali non piace. Ma molto più diftemperata, e difeorde (dico io}bifogna,che fii quell'anima , che alle compaffioncuoli cazoni del no Oro Mu. fico non fi niente: c non folo dalla pietà , e dalla ragione, ma dalla iftefla natura humana di* nettò è da riputarfi colui , che non predando orecchie à quel fuo diu'no cantare, l’abhorre, e deprezza. Vada pur'egli (fe nel Choro de'fedeli è pur vero ch’alci} *e n'habbia)ad habitate trà i più faluatici,& indomiti nioftri (fella L>bia;oue- ro à conuerfare con quel Barbaro Athea Pren- ripe della Scithia,ilqual dopò che Ifmenio Mufico eccelientifiìmo hebbe alla fua cena coru» iflupore de’commenfali, e di tuttigli a (tauri ottimamente cantato, dell'altruimarauiglia raa- tauigliandofi, con giuramento affermò, ch'af» fai più caro gli fora (fato il nitrito d’vn cauallo fdite.che la roee di quel Cantore. O anima ve* tamenre alpina, ben degna d’elfcr nata colà tri le difpietate Serpi Arimafpidi.e trà kfaflofe , e gelate montagne Rifee, poiché cotanto à quelle, e qu&fte ncll’afprezza , enei rigore ti raflo- migli. Non cosi auuenga di noi ( Seremilimo Sire) cb’anzi per adempir la parte,che ue tocca, dobbiamo di quefta bella Mufiqa compiacerci , t con pietofa, & affettuofa attentioue afcoltar. la. Ma che non s'afcolti, ciò può nafeere da due cagioni ; ò per la propria confuetu Jioe, ò per K x l’m*