Pagina:Le dicerie sacre.djvu/229

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no La Mvsica. l’induRria del Tentatore . Non hà dubbio (dice Seneca) che per lo fuflurro, e mormorio de* circoitanti , che romorcggiano , fpelfe volte aituiene , che non fi fente il buon Mufico . O Dio quanti argomenti , e quante aftutie per defuiar gl'intelletti noftri dall'acuto fuono del.» la Mufica di Chrifto , e per rompere ancora la noftra dolce confouanza , vfa il Demonio, valendoli di quella medefima inuentione , di cui ( fecondo coloro , che delle bifogne villarecce hanno (critto) fi vagliono i contadini, i quali ò perche l’Api ritoin noa gli alueari,ò perche(co« me altri dice ) lo ftrepito de'tuoni non Tentano, di cui fon forfè paurofe , Tuonano timpani , & altri ftromenti di cauo rame nel modo , cha G fauoleggia de’Coribanti, quando col fuono de’cembali nafeondeuano il parto di Gioue. Di fomiglianre ftratagema fi ferue SatanalTo, che per non lafciarci fenrire la foauità di quefta Tanta Mufica,e per renderci in tutto diffamanti,' ci pone attorno all’orccchic i romori del mon. do traditore, e gli allettamenti de’piaceri fenfi-’ bili in guiCa tale , che nè le minaccie tonanti della diuinagiuftitiacifpauentano, nè i latra* ri iftefii della propria conTcienza ci muouono punto.Fà per me il detto di Giob, che Btemoth fubvmbra ciormit infanto calami , inlocit hnmtntibus . Dilettali anch’egli il Diauolo di ftar trà le cannucce,e fot delle Sampognette per vccellate a coloro, che troppo fempliccmente^ Se ingordamente corrono a dar nella pania delle fue malitie. Leflì,che Mercurio.già dalla vanità delle genti creduto Iddio de’furti , e delle menzogne, col Tuono della Sampogna fua sd- derracmaiido ArgOjl’vccife^a è pai fagace la frati-