Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/377

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«Fuggì nel deserto all’insaputa di tutti, e dopo aver camminato un pezzo, giunse sulla spiaggia del mare, dove vedendo una nave in procinto di sciogliere le vele, s’imbarcò, e riescì infine ad approdare in un’isola sconosciuta. Ivi il sonno s’impossessò di lui, ed al suo svegliarsi trovò l’isola piena di serpenti grossi e piccoli, occupati a cantare le lodi di Dio e di Maometto suo profeta. Appena quei serpenti ebbero veduto Belukia, gli chiesero: — Chi sei tu? che cosa vieni a cercare in questo luogo?» Ed egli manifestò loro che il desiderio di veder Maometto facevagli così correre il mondo. — E voi, signori,» prosegui egli, e chi siete, se non è indiscrezione farvi simile domanda? — Siamo abitatori dell’inferno, ed il Dio misericordioso n’ha creati espressamente a tormento degl’infedeli. — Qual maraviglia! » disse Belukia; «ma pure, cosa fate qui? — Devi sapere,» risposero, «che l’inferno, quel mostruoso animale, non respira se non due volte l’anno, d’inverno e nella state; di là vengono i grandi freddi ed i caldi eccessivi. Noi approfittiamo dell’occasione per venir a respirare il fresco, come vedi. — Come,» riprese Belukia, «conoscete voi Maometto, di cui cantate le lodi? — Perchè il suo nome è scritto sulle porte dell’inferno, e tutte le cose esistenti furono create per lui; nè Dio avrebbe creato il cielo e l’inferno, la terra ed i mari, se non l’avesse fatto per Maometto. Tutto creò egli per questa pupilla degli occhi suoi, ed il nome di Maometto trovasi dovunque unito a quello di Dio. Ecco perchè ne cantiamo le lodi.» Tali parole non fecero che vie più accrescere in Belukia il desio di conoscere ii Profeta; laonde, preso commiato dai serpenti, raggiunse il vascello all’ancora, e partì.

«In un’altra isola dove Belukia discese, trovò pure un numero prodigioso di grandi e piccoli ser-