Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/765

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ed io farò altrettanto de’ vostri; chè i re devono prestarsi reciproco aiuto. Se credete a Dio ed al suo profeta, perdonate ai fratelli di vostro marito. Ed io ve ne avrò obbligo eterno, se dimostrerete loro specialmente il perdono vostro col tornarli alla primiera forma; altrimenti, coll’aiuto di Dio, li libererò a vostro dispetto.»»

«Letto quel foglio, Saide disse ad Abdallah, come bisognava ch’essa lo facesse vedere al re dei geni, e che tornerebbe in un istante. — Mia cara figlia,» le disse quegli, letta ch’ebbe la lettera, «bisogna restituire a quei cani la primitiva loro forma, per timor di spiacere al re de’ mortali, il grande e potente Aaron-al-Raschild. — Ma, padre,» riprese Saide, «perchè gli dobbiamo tanti riguardi? — Primieramente,» rispose il re Rosso, «perchè egli è il re de’ mortali, e tale qualità l’innalza su di noi, che non siamo se non geni d’un ordine inferiore a quello degli uomini. D’altra parte, la preghiera di due rikaat, ch’egli recita ogni mattina al sorger dell’aurora, gli dà un maraviglioso potere. La potenza che dessa gli comunica lo pone non solo al sicuro da tutto ciò che potessero contro di lui intraprendere i geni delle sette regioni della terra, ma gli conferisce inoltre un’autorità immensa, e tale che potrebbe scacciarci dal nostro paese, e perseguitarci sino in fondo ai più selvaggi deserti. Andate dunque e restituite ai due cani la forma umana, prima che si accenda l’ira del califfo.» Saide tornò dal consorte, e distrusse l’incanto in cui riteneva i due di lui fratelli, i quali, gettatisele a’ piedi, ne implorarono il perdono.

«Poi Saide, accommiatatasi dallo sposo, gli raccomandò di star in guardia contro di loro. Abdallah intanto li fece condurre al bagno, e riconoscere da tutta la casa. La domane, andò con essi al divano