Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/105

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intorno alle cose che stanno in su l’acqua ecc. 101


di rame o d’ebano galleggi in virtù della sua figura spaziosa e piana, ma bene è vero che ella resta senza sommergersi perché quello che si pon nell’acqua non è rame schietto, o semplice ebano, ma un aggregato di rame e d’aria, o d’ebano e d’aria. E questo non è contro alla mia conclusione: il quale, avendo veduto mille volte vasi di metalli e sottili falde di varie materie gravi galleggiare in virtù dell’aria congiunta a quelli, affermai che la figura non era cagion dell’andare, o non andare, al fondo nell’acqua i solidi, che in quella fussero collocati. Ma più, io non tacerò, anzi dirò agli avversari, che questo nuovo pensiero di non voler che la superficie della tavoletta si bagni, può destar nelle terze persone concetto di scarsità di difesa per la parte loro; posciaché tal bagnamento, sul principio della nostra quistione non dava lor fastidio, e non ne facevano caso alcuno, avvegnaché l’origine della disputa fusse sopra ’l galleggiar delle falde di ghiaccio, le quali troppo semplice cosa sarebbe ’l contender che fosser di superficie asciutta; oltre che, o asciutta o bagnata che sia, sempre galleggian le falde di ghiaccio, e, pur per detto degli avversari, per cagion della figura.

Potrebbe per avventura ricorrere alcuno al dire, che, bagnandosi l’assicella d’ebano anche nella superficie superiore, ella fusse, benché per sé stessa inabile a fendere e penetrar l’acqua, sospinta al basso, se non dal peso dell’acqua aggiuntale, almeno da quel desiderio e inclinazione che hanno le parti superiori dell’acqua al ricongiungersi e riunirsi; dal movimento delle quali parti essa tavoletta venisse, in un certo modo, spinta al basso.

Tal debolissimo refugio verrà levato via, se si considererà, che quanta è la ’nclinazion delle parti superiori dell’acqua al riunirsi, tanta è la repugnanza delle inferiori all’esser disunite; né si potendo riunir le superiori senza spignere in giù l’assicella, né potendo ella abbassarsi senza disunir le parti dell’acqua sottoposta, ne séguita in necessaria conseguenza che, per simili rispetti, ella non debba discendere. Oltre che, lo stesso che vien detto delle parti superiori dell’acqua, può, con altrettanta ragione, dirsi delle inferiori, cioè che, desiderando di riunirsi, spigneranno la medesima assicella in su.

Forse alcuno di quei signori, che dissentono da me, si maraviglierà che io affermi, che l’aria contigua superiore sia potente a sostener quella laminetta di rame o d’argento, che su l’acqua si