Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/371

Da Wikisource.

giornata terza. 363

struttura dell’universo avere altra forma che la da loro disegnata. Ci sono poi altre gravissime e bellissime difficultà, non così agevoli da esser risolute da gli ingegni mediocri, ma però penetrate e dichiarate dal Copernico, le quali noi rimetteremo più di sotto, doppo che averemo risposto ad altre opposizioni di altri, che si mostrano contrarie a questa posizione. [Si risponde alle prime tre opposizioni contro ai sistema Copernicano.]Ora venendo alle dichiarazioni e risposte alle tre addotte gravissime obiezioni, dico che le due prime non solamente non contrariano al sistema Copernicano, ma grandemente ed assolutamente lo favoriscono; perchè e Marte e Venere si mostrano diseguali a se stessi, secondo le proporzioni assegnate, e Venere sotto il Sole si mostra falcata, e va puntualmente mutando sue figure nello stesso modo che fa la Luna.

Sagr. Ma com’è stato questo occulto al Copernico, e manifesto a voi?

Salv. Queste cose non possono esser comprese se non co ’l senso della vista, il quale da natura non è stato conceduto a gli uomini tanto perfetto, che sia potuto arrivare a discerner tali differenze; anzi pur lo strumento stesso del vedere a se medesimo reca impedimento: ma doppo che all’età nostra è piaciuto a Dio di concedere all’umano ingegno tanto mirabil invenzion, di poter perfezionar la nostra vista co ’l multiplicarla 4, 6, 10, 20, 30 e 40 volte, infiniti oggetti che, o per la loro lontananza o per la loro estrema piccolezza, ci erano invisibili, si sono co ’l mezo del telescopio resi visibilissimi.

Sagr. Ma Venere e Marte non sono de gli oggetti invisibili per la lor lontananza o piccolezza, anzi pur gli comprendiamo noi con la semplice vista naturale: perchè dunque non distinguiamo noi le differenze delle grandezze e figure loro?

Salv. [Ragione onde avvenga che Venere e Marte non ci appariscano variar grandezza quanto conviene.]In questo ci ha gran parte l’impedimento del nostro occhio stesso, come pur ora vi ho accennato, dal quale gli oggetti risplendenti e lontani non ci vengono rappresentati semplici e schietti; ma ce gli porge inghirlandati di raggi avventizii e stranieri, così lunghi e folti, che il lor nudo corpicello ci si mostra ingrandito 10, 20, 100 e mille volte più di quello che ci si rappresenterebbe quando se gli levasse il capellizio radioso non suo.

Sagr. Ora mi sovviene d’aver letto non so che in questa materia, non so se nelle Lettere Solari o nel Saggiatore del nostro amico comune: ma non sarà se non bene, sì per ridurlo in memoria a me