Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/645

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di antonio rocco. 637


15. Indi tornando all’inegualità della Luna, che tale si mostra per le diverse mutabili ombre che in lei (mercè del telescopio) si veggono, rispondete a Simplicio (il quale ciò attribuisce a diversità di opaco o di perspicuo, come si vede ne i cristalli triangolari o in altre materie diafane), che abbassarsi ed alzarsi l’ombra, crescere o minuirsi, svanire all’apparir del Sole e nel suo dilongarsi apparire, non può avvenire da diversità di opaco o di perspicuo, ma da reali prominenze ed inequalità, come si vede fra noi.

16. In oltre intendete provar che la Luna non abbia più lume per sé stessa che la Terra, con un essempio e paralello fra essa Luna ed una nuvola; già che di giorno, vista la Luna fra le nuvole, ella apparisce una di esse, le quali ricevono lume dal Sole più che la Luna, e senza tal lume restano oscure, onde tal ora le stimiamo montagne; dunque così parimente la Luna è per sé stessa più oscura che le nugole, e dal Sole solamente ha il lume, e senza di lui è men chiara o splendida che la Terra. Ed in effetto, un muro illuminato dal Sole si mostra di giorno più risplendente che la Luna nel tempo di notte, pienamente e senza impedimento irradiata dall’istesso Sole; anzi da i riflessi del lume del muro si ha maggior splendore assai, sì che vi si legge e fanno altre operazioni dipendenti dal lume, le quali non si possono fare al lume della Luna.

17. Dunque da questo segue, che il lume della Terra, il quale ella riceve dal Sole, e che è maggior assai di quello della Luna, possa illuminar essa Luna, come la Luna di notte illumina la Terra; e tanto maggiormente, quanto questo è maggior di quello della Luna, e quanto la Terra è maggior quaranta volte di essa Luna: e quanto meno la Luna è illuminata dal Sole, tanto più si vede il suo cerchio con qualche lume, che è quello che gli riflette la Terra, non impedito all’ora dal lume maggior del Sole, già che apparisce più il lume e più spicca ove meno è impedito ed ove ha d’intorno più di oscuro o di opaco. È dunque della Terra il lume che ivi in quel tempo si scorge: che se fusse proprio della Luna, si vedrebbe distinto nel tempo del suo eclisse, essendo in campo oscuro e non impedito da altro luminare; e pur all’ora poco o niente luminosa si mostra, anzi tal volta sì oscura, che si perde di vista. Non ha ella dunque più lume della Terra.

18. Apportate poi e riprendete l’opinion di un tale, che non nomate, cioè che il lume debole che si vede nelle parti della Luna non illuminata direttamente dal Sole, sia il penetrar che fa il Sole essa Luna, come farebbe di una nuvola; e concludete, ciò non esser vero, ma sì bene accader dalla riflessione del lume della Terra, come è stato detto.

19. Ed aggiungete, per consequente, che se è vero che i pianeti operino sopra la Terra col moto e col lume, forse la Terra non meno sarà potente di operar reciprocamente in loro col medesimo lume e per aventura col moto ancora; e quando anch’ella non si movesse, pur gli può restar la medesima operazione,