Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/754

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746 esercitazioni filosofiche


ramente che il continuo è divisibile in parti sempre divisibili, sol perchè costa d’indivisibili: imperò che se la divisione e suddivisione si ha da poter continuar sempre, bisogna necessariamente che la moltitudine delle parti sia tale che già mai non si possa superare; e sono  1 dunque le parti infinite, altrimenti la divisione si finirebbe; e se sono infinite, bisogna che non siano quante, perchè infiniti quanti compongono un quanto infinito, e noi parliamo  2 di quanti terminati: e però gli altissimi ed ultimi, anzi primi  3, componenti del continuo sono indivisibili infiniti. Non vedete voi che il dire che il continuo costa di parti sempre divisibili  4, importa che, dividendo e suddividendo, non si arrivi mai a’ primi componenti? I primi componenti, dunque, sono quelli che non sono più divisibili, ed i non più divisibili sono gl’indivisibili.

Qui sogliono farsi innanzi i filosofanti, con atti e con potenze, dicendo, le parti divisibili nel continuo essere infinite in potenza, ma sempre finite in atto: fuga che può essere che essi l’intendino e vi si quietino, ma io veramente non ne so cavar costrutto veruno; ma Forse il Sig. Rocco me ne farà capace. Onde io domando, in qual maniera in una linea lunga quattro palmi siano contenute quattro parti, cioè quattro linee di un palmo l’una; dico se vi sono contenute in atto, o in potenza solamente. Se mi dirà, contenersi in  5 potenza solamente, mentre non sono divise o segnate, ed in atto poi quando si tagliano, io pur gli proverrò che parti quante nè in atto nè in potenza possono essere infinite nella linea. Imperò che io domando di bel nuovo, se nell’attuar  6, col dividerle, le quattro parti, la linea di 4 palmi cresce o scema, o pur non muta grandezza. Credo che mi sarà risposto che ella resta della medesima  7 quantità per appunto; adunque, concluderò io, se una linea resta sempre della medesima grandezza, contenga ella le sue parti quante in atto o abbiale in potenza  8, non potendo ella contenerne infinite in atto, nè meno le potrà ella contenere in potenza: e così parti quante infinite nè in atto nè in potenza possono essere nella linea terminata.

Vengo ora ad un altro punto: ed ammettendo questa fuga o trovato d’atto o di potenza  9, dico che nel medesimo modo appunto appunto che  10 voi fate contenere 4 linee di un palmo l’una alla linea di

  1. superare; sono, L
  2. e non parliamo, M
  3. anzi i primi, F
  4. di sempre parti divisibili, M
  5. dirci, contenute in, F
  6. nuovo, che nell’, M
  7. resta nella medesima, M
  8. quante in atto abbiale o in potenza, M; quante, abbiale in atto o in polenza, L
  9. d’atto e di, F
  10. modo appunto che, L, F