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Pagina:Le opere di Galileo Galilei XIX.djvu/11

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8 avvertimento.

ai tempi posteriori a Galileo, notammo soltanto i suoi discendenti diretti fino all’estinzione del ramo nel secolo XVIII. Pur essendo ristretto dentro a questi confini, e trattandosi di materia nella quale le notizie adunate da vecchi genealogisti valgono a generare confusione e imbarazzi piuttosto che luce, nutriamo fiducia che il nostro Albero sia riuscito più ricco di dati di fatto, e meno incerto e inesatto, di quelli che si avevano in precedenti pubblicazioni. L’Albero avrà poi il suo complemento ed illustrazione nell’Onomastico, al quale, come per il Carteggio1 così per i Documenti, riserbiamo le notizie biografiche dei personaggi menzionati, e dove, sotto le singole voci, forniremo le indicazioni dei documenti sui quali l’Albero fu compilato, ulteriori notizie sulle persone che in esso figurano, e cenni di altri ascendenti o discendenti.

I Documenti sono raccolti, secondo l’argomento, in gruppi o capi, che in tutto sommano a quarantacinque; e molti di questi gruppi sono divisi e suddivisi in più distinzioni. Alcuni di essi abbracciano un lungo periodo di tempo; e i singoli gruppi si succedono in ordine cronologico, tenendo per criterio il terminus a quo, cioè la data del documento più remoto, in ciascun gruppo compreso. Analogamente alla norma tenuta nel Carteggio, abbiamo usato tre caratteri diversi altresì per la stampa dei Documenti, pubblicando nel carattere maggiore, riserbato in tutta l’Edizione alle cose di Galileo, quelli che sono scritture sue, e adoprando per regola un carattere mezzano per i documenti che più direttamente risguardano la persona del Nostro, e un altro più piccolo per quelli che lo concernono meno strettamente. A ciascun documento, o talora ad un gruppo di documenti, è premessa un’informazione, che indica la fonte o le fonti della nostra stampa, con quelle avvertenze che di volta in volta ci parvero del caso. È superfluo il dire che anche i documenti che in precedenti pubblicazioni avevano visto la luce, sono stati accuratamente riscontrati sugli originali, e da questi riprodotti con quella scrupolosa fedeltà che l’indole stessa di tali scritture richiede2. Del resto, in tutto quel che concerne la parte, a così dire, materiale della nostra riproduzione, come il significato di alcuni segni, delle parentesi quadre e delle parentesi ad angolo < >, del punto interrogativo e del sic apposti ad alcune parole, dei puntolini rappresentanti la pubblicazione non integrale, come pure in quello che attiene alle lievissime libertà che ci parve di potere arrogarci di fronte alla grafia dei manoscritti, nello sciogliere le abbreviazioni, nel distinguere


  1. Cfr. Vol. X. pag. 13.
  2. Abbiamo rispettato certe disformità che negli originali ci sono presentate o da documenti diversi o da diversi luoghi dello stesso documento, quando pur essendo manifesto che l’uno o l’altro dei documenti o dei luoghi diversi conteneva errore, non potevamo determinare in quale de’ passi l’errore dovesse esser riconosciuto. Così avviene per il cognome di un tal Pietro, che ora è detto de Ferinis, ora de Ferrinis, ora Ferri (cfr. pag. 439, nota 1), e per un Cristoforo, ora detto de Dottis, ora de Bottis (cfr. pag. 582, nota 1); e così pure rispettammo Ambrogiotti per Ambrogetti (cfr. Doc. XXX, a, lin. 131-132, e Doc. XXX, a bis, lin. 12), ecc., non che i numeri coi quali un documento cita talora inesattamente le carte dei manoscritti alle quali si leggono altri documenti (cfr. Doc. XXI, b, lin. 24, 28, 48 ecc.).